Si aggrava la crisi tra Turchia e Israele: Erdogan sospende i rapporti militari e
commerciali
Nuovo strappo nei rapporti diplomatici tra Turchia ed Israele. Il premier turco Erdogan
ha annunciato oggi la “sospensione totale” dei rapporti militari e commerciali con
lo Stato ebraico. La decisione di Ankara arriva dopo il rifiuto di Israele di presentare
scuse per l'uccisione di nove passeggeri turchi durante l'abbordaggio della Mavi Marmara,
la nave che nel maggio del 2010 cercò di forzare il blocco navale a Gaza e dopo l’uscita
del rapporto Onu sull’accaduto. Erdogan ha aggiunto che le navi turche “saranno viste
sempre più frequentemente in quelle acque” e non ha escluso una sua visita nella Striscia
di Gaza. Francesca Sabatinelli ne ha parlato con Janiki Cingoli direttore
del Cipmo, Centro italiano per la pace in Medio Oriente:
R. - Naturalmente
le conseguenze saranno pesanti. Proprio nei giorni scorsi il capo della Banca di Israele
metteva in guardia Netanyahu sulle conseguenze anche economiche di questa rottura
perché diceva che la Turchia non è una piccola economia, è un’economia più grande
di quella israeliana, che cresce più rapidamente. Quindi è evidente che i rapporti
commerciali, non solo militari, sono molto forti ed essere tagliati fuori per Israele
può essere un danno molto consistente. E’ evidente che nessuno dei due Paesi è interessato
a questa rottura. Non lo è Israele e non lo è neanche la Turchia per motivi economici,
strategici e anche per non isolarsi rispetto agli Stati Uniti d’America, che non sono
lieti di questa rottura. Tuttavia quando entra in ballo quello che viene chiamato
l’onore di un Paese i meccanismi possono essere perversi. Dopo il Rapporto dell’Onu,
Israele probabilmente avrebbe dovuto cogliere l’occasione per presentare le sue scuse
per questo eccesso di forza e chiudere l’incidente. Tuttavia Netanyahu non ha fatto
questo passo per resistenze interne alla sua minoranza procurando un grave danno al
suo Paese; anche Erdogan tende a proporsi come leader autoritario di questo Paese
e quindi non ha voluto passare sopra e attenuare le richieste.
D. –
In Israele alcuni osservatori, alcuni giornali, fanno analisi che definiscono Erdogan
un nemico acerrimo di Israele. Ovviamente sono opinioni non condivise da tutti all’interno
di Israele…
R. - Io ritengo che siano opinioni stupide. Erdogan è quello
che si era attivato all’epoca del governo Olmert per un rapporto diretto tra Assad
in Siria e il premier Olmert che era arrivato alla vigilia di un accordo sulle questioni
del Golan, che poi fu interrotto in seguito alla invasione israeliana a Gaza. Quindi
non è che ci fosse un atteggiamento precostituito di volontà di rottura da parte della
Turchia nei confronti di Israele. Detto questo nel medio periodo, forse, questa cosa
può essere superata; a breve è una cosa che certamente crea danno ad una situazione
già lacerata e difficile come è oggi quella dell’area mediterranea. (bf)
A
Gaza, intanto, resta alta la tensione. Nella notte nuovi raid dell’aviazione israeliana
in risposta al lancio di razzi in direzione del Neghev israeliano. Secondo un portavoce
militare a Tel Aviv, i velivoli israeliani hanno centrato un sito “adibito alla produzione
di armi” senza provocare vittime.