Cuba: il cardinale Jaime Ortega: “viviamo una primavera della fede”
“Viviamo una primavera della fede”. E’ quanto ha affermato l’arcivescovo dell’Avana,
cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, durante la Santa Messa, domenica scorsa, in
occasione del pellegrinaggio dell’immagine della Madonna della “Caridad del Cobre”,
conosciuta anche come “Vergine di Mambisa”. L’immagine della Vergine, venerata dai
soldati che lottarono per l’indipendenza dalla Spagna, è stata accolta a 80 km dalla
capitale da migliaia di persone. Il pellegrinaggio coincide con un periodo segnato
da un rinnovato slancio nella fede. I cattolici si apprestano a celebrare, nel 2012,
i 400 anni della scoperta della statuetta della “Virgen de la Caridad del Cobre”,
Patrona del Paese. “In quest’ora della nostra storia nazionale - ha affermato l’arcivescovo
dell’Avana - abbiamo bisogno di molti cambiamenti e molte cose stanno già cambiando.
Il popolo cubano si avvicina sempre di più alla Chiesa cattolica”. “Sono ormai cose
del passato i tempi dei timori e degli infingimenti anche se molti burocrati non se
ne accorgono e non capiscono che non è più il tempo degli scontri”. Il pellegrinaggio
è iniziato l’8 agosto del 2010 e, fino ad oggi, sono stati oltre 25 mila i chilometri
percorsi. Il prossimo 30 dicembre la statuetta della Madonna arriverà nella capitale.
Durante la Santa Messa di domenica scorsa, il cardinale Ortega ha anche ricordato
la storica visita, nel 1998, di Giovanni Paolo II a Cuba, durante la quale Papa Karol
Wojtyla chiese ai fedeli di “pregare per la patria, per tutti i cubani, fuori e dentro
del Paese, e soprattutto per la pace sociale e il progresso. Questo pellegrinaggio
– ha poi detto il porporato - ha un grande significato”: è un momento di “dialogo
e riconciliazione”. Ieri, intanto, l’arcivescovo dell'Avana ha risposto con un comunicato
alle domande di numerosi giornalisti sugli incidenti di domenica scorsa avvenuti nella
capitale e a Matanzas. Alcune donne del gruppo “Damas de Blanco”, spose o parenti
di dissidenti politici scarcerati recentemente, hanno dichiarato di aver subito maltrattamenti
e di essere state fermate dalla polizia. “La violenza di qualsiasi tipo esercitata
su persone indifese - si legge nel comunicato - non ha nessuna giustificazione. Di
fronte a queste situazioni, il governo cubano ha fatto sapere alla Chiesa che da nessun
centro di decisione a livello nazionale è mai stato dato un ordine per aggredire queste
persone. Giova ricordare e dirlo anche chiaramente per coloro che non si sono ancora
informati – si sottolinea inoltre nel comunicato - che la Chiesa persegue il bene
del popolo cubano, la riconciliazione fra tutti e la pace”. E si impegna in questa
direzione “attraverso atteggiamenti e gesti che favoriscano lo sviluppo sereno di
cui Cuba ha bisogno nella tappa di cambiamenti che viviamo”. Cambiamenti “che il popolo
attende ed esige”. “Qualsiasi altro modo di affrontare la realtà cubana che possa
danneggiare la convivenza pacifica e mettere a repentaglio il bene della nazione –
si legge infine nel comunicato - non può trovare nessun sostegno tra chi, come noi,
ha una visione cristiana del mondo e, al tempo stesso, ha il dovere di pensare e agire
secondo le esigenze della fede”. (A.L.)