2011-09-05 16:01:44

L'India e il mondo ricordano l'anniversario della morte di Madre Teresa


A 14 anni dalla morte, oggi si ricorda la Beata Madre Teresa di Calcutta, che attraverso il suo umile servizio verso il prossimo ha incarnato “l’Ideale missionario” ed è stata, come lei stessa amava definirsi, “una matita nelle mani di Dio”. Oggi sulla sua tomba, nella sede delle Missionarie della carità a Calcutta, si sono raccolti in preghiera i leader di diverse religioni, mentre nel Kerala si è appena chiusa una mostra sulla sua vita. Giorgia Innocenti ha chiesto a padre Sebastian Vazhakala, co-fondatore del ramo maschile dei Missionari della Carità Contemplativi, che cosa ha imparato dalla profonda e trentennale amicizia, che lo legava a Madre Teresa: RealAudioMP3

R. – Ogni persona è importante per Madre Teresa con la sua dignità umana. O povera o ricca, con un colore di pelle diverso o appartenente ad un’altra religione, non cambia nulla. La dignità umana è unica e non ha mai fatto differenze in base alla religione. La prima domanda che lei si pone non è: “A quale religione appartieni?”, ma piuttosto: “Cosa posso e devo fare?”. Ha trattato ogni persona da un punto di vista umano e questo mi ha colpito molto, perché lo ha fatto senza considerare in alcun modo il colore della pelle, la religione o la razza. Veniva considerata solo la persona come tale, creata da Dio. Una persona che può avere delle difficoltà e che lei cerca di aiutare. Lei non chiedeva cosa fanno o non fanno gli altri. Il primo problema che si poneva era: “Cosa devo fare io?”. Inoltre, un’altra cosa da non fare è rimandare a domani. Lei diceva: “Oggi che abbiamo il tempo per amare e servire”. Quindi è meglio fare oggi le cose che posso fare, non rimandarle a un altro giorno. Fare le cose ordinarie, semplici, con amore straordinario. Lei diceva sempre: “Noi non siamo chiamati a fare cose straordinarie ma a fare le cose ordinarie con amore straordinario”. Per lei ogni persona era Gesù. Faceva riferimento al Vangelo di Matteo, in cui egli diceva: “Ogni volta che avete fatto qualcosa a uno solo dei miei fratelli lo avete fatto a me. Io ho avuto fame e mi hai dato da mangiare, ho avuto sete e mi hai dato bere...".

D. – Madre Teresa ha detto anche che il frutto dell’amore è servizio per gli altri…

R. – Amare è servire. E’ come una moneta che ha due facce inseparabili, come un uccello che ha due ali. Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la forza e la mente è amare e servire Gesù. Qui a Roma, abbiamo ad esempio “Casa Serena”, che dà la possibilità di dormire a 76 uomini senza fissa dimora. Possono dormire e mangiare da noi. Abbiamo l’Adorazione perpetua, giorno e notte, 24 ore su 24. C’è questo fatto della reale presenza di Gesù.

D. – Madre Teresa fisicamente era una donna piccola, ma aveva una grande forza interiore…

R. – Sì. Lei diceva che Gesù, nel Santissimo Sacramento, le dava la forza. Gesù stesso le ha detto, in una visione: “Io non posso andare da solo, tu devi portarmi al popolo, ai poveri, ai carcerati, ai malati”.

D. – Madre Teresa diceva anche che la lebbra peggiore, a Roma come a New York, era la solitudine…

R. – La solitudine e l’indifferenza. Io ho lavorato a Los Angeles, a New York e infine a Roma. Ho visto tutti questi posti, ho visto la povertà più profonda e più spirituale che si nascondeva in essi. In questa società c’è una grande indifferenza, il mondo occidentale è sempre di corsa.
Tutto questo dobbiamo affrontarlo attraverso le preghiere, i sacrifici e l’opera di misericordia. (vv)







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