L'India e il mondo ricordano l'anniversario della morte di Madre Teresa
A 14 anni dalla morte, oggi si ricorda la Beata Madre Teresa di Calcutta, che attraverso
il suo umile servizio verso il prossimo ha incarnato “l’Ideale missionario” ed è stata,
come lei stessa amava definirsi, “una matita nelle mani di Dio”. Oggi sulla sua tomba,
nella sede delle Missionarie della carità a Calcutta, si sono raccolti in preghiera
i leader di diverse religioni, mentre nel Kerala si è appena chiusa una mostra sulla
sua vita. Giorgia Innocenti ha chiesto a padre Sebastian Vazhakala,
co-fondatore del ramo maschile dei Missionari della Carità Contemplativi, che cosa
ha imparato dalla profonda e trentennale amicizia, che lo legava a Madre Teresa:
R. – Ogni
persona è importante per Madre Teresa con la sua dignità umana. O povera o ricca,
con un colore di pelle diverso o appartenente ad un’altra religione, non cambia nulla.
La dignità umana è unica e non ha mai fatto differenze in base alla religione. La
prima domanda che lei si pone non è: “A quale religione appartieni?”, ma piuttosto:
“Cosa posso e devo fare?”. Ha trattato ogni persona da un punto di vista umano e questo
mi ha colpito molto, perché lo ha fatto senza considerare in alcun modo il colore
della pelle, la religione o la razza. Veniva considerata solo la persona come tale,
creata da Dio. Una persona che può avere delle difficoltà e che lei cerca di aiutare.
Lei non chiedeva cosa fanno o non fanno gli altri. Il primo problema che si poneva
era: “Cosa devo fare io?”. Inoltre, un’altra cosa da non fare è rimandare a domani.
Lei diceva: “Oggi che abbiamo il tempo per amare e servire”. Quindi è meglio fare
oggi le cose che posso fare, non rimandarle a un altro giorno. Fare le cose ordinarie,
semplici, con amore straordinario. Lei diceva sempre: “Noi non siamo chiamati a fare
cose straordinarie ma a fare le cose ordinarie con amore straordinario”. Per lei ogni
persona era Gesù. Faceva riferimento al Vangelo di Matteo, in cui egli diceva: “Ogni
volta che avete fatto qualcosa a uno solo dei miei fratelli lo avete fatto a me. Io
ho avuto fame e mi hai dato da mangiare, ho avuto sete e mi hai dato bere...".
D.
– Madre Teresa ha detto anche che il frutto dell’amore è servizio per gli altri…
R.
– Amare è servire. E’ come una moneta che ha due facce inseparabili, come un uccello
che ha due ali. Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la forza
e la mente è amare e servire Gesù. Qui a Roma, abbiamo ad esempio “Casa Serena”, che
dà la possibilità di dormire a 76 uomini senza fissa dimora. Possono dormire e mangiare
da noi. Abbiamo l’Adorazione perpetua, giorno e notte, 24 ore su 24. C’è questo fatto
della reale presenza di Gesù.
D. – Madre Teresa fisicamente era una
donna piccola, ma aveva una grande forza interiore…
R. – Sì. Lei diceva
che Gesù, nel Santissimo Sacramento, le dava la forza. Gesù stesso le ha detto, in
una visione: “Io non posso andare da solo, tu devi portarmi al popolo, ai poveri,
ai carcerati, ai malati”.
D. – Madre Teresa diceva anche che la lebbra
peggiore, a Roma come a New York, era la solitudine…
R. – La solitudine
e l’indifferenza. Io ho lavorato a Los Angeles, a New York e infine a Roma. Ho visto
tutti questi posti, ho visto la povertà più profonda e più spirituale che si nascondeva
in essi. In questa società c’è una grande indifferenza, il mondo occidentale è sempre
di corsa. Tutto questo dobbiamo affrontarlo attraverso le preghiere, i sacrifici
e l’opera di misericordia. (vv)