Chiesa e politica. Il cardinale Bagnasco: la testimonianza dei cristiani sia visibile
Una “forma alta di carità”: così da sempre la Chiesa definisce la politica, intesa
nel significato originario di amore per la polis, in cui il politico, spinto
dall’amore per la società, si dedica alla giustizia, valore morale che riconosce a
ognuno il suo. Così il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco ha parlato
dei rapporti tra Chiesa e politica ieri sera nel suo intervento presso la "Summer
School" di Frascati promossa dalla Fondazione Magna Carta. Una politica che ha a cuore
la natura umana e non le peculiarità individuali, una politica che difende il patrimonio
ideale che consente a un popolo di sentirsi “famiglia”, perché l’uomo, come ha bisogno
della volta stellata e degli orizzonti sconfinati, così ha bisogno di una casa, di
un luogo dove tutto è familiare, dove coltivare gli affetti e dove raccogliersi. La
Chiesa, con le parrocchie, i gruppi e le comunità, offre a ognuno l’esperienza della
casa. Nella sua lectio magistralis, il cardinale Bagnasco è tornato a parlare
del rapporto tra politica e Chiesa: “Si vorrebbe negare la dimensione pubblica della
fede concedendole la sfera del privato – ha detto – a tutti si riconosce la libertà
di coscienza, mentre dai cattolici si pretende che prescindano dalla fede che forma
la loro coscienza”. Il cristianesimo, però, è la religione dell’Incarnazione e nel
Vangelo Gesù dice: “Voi siete il sale della terra (…) siete la luce del mondo”, esprimendo,
così, la necessità dell’annuncio della Parola al quale l’uomo è chiamato e per il
quale i cristiani devono essere dentro al mondo senza assimilarsi ad esso. L’unico
sale della storia è Cristo, che salva dalla morte, e i credenti devono essere nel
mondo suoi testimoni, luci visibili della presenza cristiana. Certi valori, infatti,
come “nel campo della vita e della famiglia, della concezione della persona, della
libertà e dello Stato non sono negoziabili”, ha aggiunto il porporato. Sono valori
per cui vale la pena morire e lì dove non c’è nulla che valga il sacrificio estremo,
là è anche difficile vivere. In chiusura il cardinale Bagnasco ha poi citato Tomas
Eliot, il quale credeva che la forza dominante nella creazione fosse proprio la religione:
“Non credo che la cultura dell’Europa potrebbe sopravvivere alla sparizione completa
della fede cristiana – scriveva – se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la
nostra cultura”. (A cura di Roberta Barbi)