L’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni celebra i mille anni di fondazione
Domani nell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni, in provincia di
Salerno, si svolgerà una solenne liturgia eucaristica per i mille anni di fondazione
presieduta dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace, Inviato Speciale del Santo Padre. Un avvenimento
molto sentito al quale prenderanno parte fedeli provenienti da tutto il mondo, a testimonianza
dei forti legami spirituali che questo luogo sacro riesce a tenere vivi ancora dopo
dieci secoli, racconta l’abate Giorgio Rota, amministratore apostolico della
Badia di Cava, intervistato da Federico Piana:
R. – E’ un
grandissimo avvenimento! Mille anni di storia di questa Abbazia che ha visto i natali
nel 1011 … Abbiamo la gioia di avere tra noi il cardinale Renato Raffaele Martino
che è Inviato speciale del Santo Padre e quindi verrà portando i saluti, la preghiera
e anche il messaggio del Santo Padre.
D. – La Badìa fu fondata da Sant’Alferio
…
R. – Sant’Alferio Pappacarbone, che era un salernitano; aveva vissuto
a corte. Ha percorso questo cammino compiendo l’ennesima ambasciata, si convertì arrivando
quindi fino a Cluny: lì si fece monaco, fu rinviato nel Salernitano dove ha fatto
nascere questa comunità dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava.
D.
– Com’è, avere mille anni?
R. – Si sente il peso di una storia, tra
l’altro molto ricca anche dal punto di vista culturale e degli insegnamenti che si
sono formati in questa Abbazia, e si sente la responsabilità del guardare avanti,
anche; infatti, celebrare mille anni significa anche guardare avanti e pensare al
futuro di questa Abbazia e anche al futuro del monachesimo e al contributo che possiamo
dare a tutta la Chiesa.
D. – Che cos’è, oggi, l’Abbazia? Cosa rappresenta
oggi, dopo mille anni?
R. – Rappresenta, da un certo punto di vista,
la diffusione del monachesimo nell’Italia meridionale: sono molte ancora le comunità,
fino in Sicilia, che riconoscono questo legame. Vuole essere un segno di spiritualità
e poi ancora il faro che Sant’Alferio vide interpretando i tre raggi di luce scaturiti
dalla Roccia Arsicia, dove poi sarebbe nata l’Abbazia; segno di luce per coloro che
ci incontrano qui, nella nostra comunità e nelle varie occasioni di celebrazioni che
abbiamo proposto quest’anno. Vorremmo aprire questa Abbazia soprattutto all’ospitalità
per far conoscere la nostra spiritualità benedettina, la spiritualità costruita in
questi mille anni di storia, e anche la cultura che è conservata nella nostra Biblioteca
che conserva documenti che risalgono addirittura all’VIII secolo: 15 mila pergamene,
tantissimi incunaboli, tantissimi codici … Anche questo aspetto culturale che si trasmette
nella vita quotidiana di ogni giorno, trasmette anche la spiritualità: infatti, alcuni
documenti sono relativi alla liturgia, alla preghiera personale … Ovviamente, all’epoca
erano soltanto le persone più ricche che potevano permetterselo … (gf)