2011-09-03 14:01:44

Gerusalemme. Mons. Shomali: nuova linea tranviaria, ponte di pace fra israeliani e palestinesi


Un “progresso innegabile”: così mons. William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme, ha definito il tramvai che dal 19 agosto percorre le strade della Città Santa e che sul fronte politico non ha ricevuto accoglienza unanime pur se nato sulla base degli Accordi di pace di Oslo del 1993. Per i palestinesi, si legge sul sito del Patriarcato latino di Gerusalemme www.lpj.org, il tram è semplicemente un affronto per il delicato equilibrio della città. Il percorso del Citadis - questo il nome del nuovo mezzo di trasporto pubblico – si snoda lungo 14 km, da Pisgat Zeev, un insediamento ebraico a Gerusalemme Est vicino al Monte Herzl, fino alla parte occidentale della città e agli occhi dei palestinesi si tratterebbe di una profonda incursione a Gerusalemme est, poiché il tram serve alternativamente il campo dei rifugiati palestinesi di Shouafat e la colonia di Pisgat Zeev. In pratica, per i palestinesi si tratta di una violazione delle risoluzioni internazionali. Nadav Meroz, direttore del Piano Generale dei Trasporti di Gerusalemme, martedì scorso ha spiegato a Les Echos che “non vi è alcuna differenza tra la linea tranviaria e gli autobus”, poiché sia l’una che gli altri servono ugualmente Gerusalemme est, e che tutti i terreni che costeggiano il percorso del Citadis hanno acquistato in valore, compreso Shouafat”. L’entrata in servizio della nuova linea tranviaria era stata annunciata già per il 2006, ma il completamento dell’opera è slittato per problemi archeologici, tecnici e giuridici. Attualmente sono 13 i mezzi in circolazione, sui 21 previsti che serviranno gli abitanti di Gerusalemme ogni dodici minuti su un tragitto suddiviso in 23 fermate. Ma a progetto completato i treni saranno 46, ciascuno con una capienza di 250 persone. La linea tranviaria di Gerusalemme dovrebbe servire 100 mila passeggeri al giorno, decongestionando il centro città e diventando il perno di svolta all’interno di una revisione completa del sistema dei trasporti della Città Santa, dove negli ultimi 20 anni la popolazione è cresciuta del 50%. I nomi delle stazioni sono scritti in ebraico, arabo e inglese. Gli israeliani hanno insistito perché sui mezzi venissero installare vetri di sicurezza, resistenti al lancio di sassi o a bottiglie molotov. Ma al di là delle polemiche, il vescovo ausiliare di Gerusalemme mons. Shomali, auspica che il tram possa essere considerato “come un vero e proprio ponte di pace tra israeliani e palestinesi”. (T.C.)







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