Gerusalemme. Mons. Shomali: nuova linea tranviaria, ponte di pace fra israeliani e
palestinesi
Un “progresso innegabile”: così mons. William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme,
ha definito il tramvai che dal 19 agosto percorre le strade della Città Santa e che
sul fronte politico non ha ricevuto accoglienza unanime pur se nato sulla base degli
Accordi di pace di Oslo del 1993. Per i palestinesi, si legge sul sito del Patriarcato
latino di Gerusalemme www.lpj.org, il tram è semplicemente un affronto per il delicato
equilibrio della città. Il percorso del Citadis - questo il nome del nuovo mezzo di
trasporto pubblico – si snoda lungo 14 km, da Pisgat Zeev, un insediamento ebraico
a Gerusalemme Est vicino al Monte Herzl, fino alla parte occidentale della città e
agli occhi dei palestinesi si tratterebbe di una profonda incursione a Gerusalemme
est, poiché il tram serve alternativamente il campo dei rifugiati palestinesi di Shouafat
e la colonia di Pisgat Zeev. In pratica, per i palestinesi si tratta di una violazione
delle risoluzioni internazionali. Nadav Meroz, direttore del Piano Generale dei Trasporti
di Gerusalemme, martedì scorso ha spiegato a Les Echos che “non vi è alcuna differenza
tra la linea tranviaria e gli autobus”, poiché sia l’una che gli altri servono ugualmente
Gerusalemme est, e che tutti i terreni che costeggiano il percorso del Citadis hanno
acquistato in valore, compreso Shouafat”. L’entrata in servizio della nuova linea
tranviaria era stata annunciata già per il 2006, ma il completamento dell’opera è
slittato per problemi archeologici, tecnici e giuridici. Attualmente sono 13 i mezzi
in circolazione, sui 21 previsti che serviranno gli abitanti di Gerusalemme ogni dodici
minuti su un tragitto suddiviso in 23 fermate. Ma a progetto completato i treni saranno
46, ciascuno con una capienza di 250 persone. La linea tranviaria di Gerusalemme dovrebbe
servire 100 mila passeggeri al giorno, decongestionando il centro città e diventando
il perno di svolta all’interno di una revisione completa del sistema dei trasporti
della Città Santa, dove negli ultimi 20 anni la popolazione è cresciuta del 50%. I
nomi delle stazioni sono scritti in ebraico, arabo e inglese. Gli israeliani hanno
insistito perché sui mezzi venissero installare vetri di sicurezza, resistenti al
lancio di sassi o a bottiglie molotov. Ma al di là delle polemiche, il vescovo ausiliare
di Gerusalemme mons. Shomali, auspica che il tram possa essere considerato “come un
vero e proprio ponte di pace tra israeliani e palestinesi”. (T.C.)