La Turchia espelle l'ambasciatore israeliano: vuole le scuse per le vittime di Freedom
Flotilla
Sale la tensione fra Turchia e Israele: Ankara ha espulso l’ambasciatore israeliano
e ha sospeso tutti gli accordi militari con Tel Aviv, ribadendo di non riconoscere
la legalità del blocco israeliano a Gaza. Il servizio di Roberta Barbi:
Le relazioni
con Israele sono declassate al livello di secondo segretario d’ambasciata: pertanto,
l'ambasciatore israeliano dovrà lasciare Ankara e l'ambasciatore turco in Israele
dovrà rientrare in Turchia entro mercoledì. È questo l’annuncio fatto oggi dal ministro
degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, specificando che saranno sospesi tutti gli accordi
di tipo militare e affermando ufficialmente che la Turchia non riconosce il blocco
israeliano imposto a Gaza. Alla base della decisione, le mancate scuse da parte dello
Stato ebraico per il raid condotto il 31 maggio 2010 contro il traghetto turco Mavi
Marmara, carico di attivisti filo-palestinesi che, nell’ambito dell’iniziativa Freedom
Flotilla, si stava dirigendo nella Striscia di Gaza, convinto di forzarne il blocco.
Nel raid contro la nave, rimasero uccisi 9 cittadini turchi. Sulla vicenda sarebbe
imminente la pubblicazione, da parte delle Nazioni Unite, del rapporto della commissione
d’inchiesta guidata da Geoffrey Palmer e anticipato ieri dal New York Times: secondo
l’Onu l’operazione israeliana sarebbe stata “eccessiva”, ma al tempo stesso si riconoscerebbe
la legalità del blocco navale a Gaza, utile, sostiene Israele, a fronteggiare le minacce
dei gruppi ostili, impedendo loro di ricevere armi. Intanto il premier israeliano
Netanyahu ha convocato per oggi una riunione urgente dei ministri per valutare la
situazione.