A Parigi la comunità internazionale disegna il futuro della nuova Libia: sbloccati
15 miliardi di dollari
La nuova Libia riparte da Parigi, dove ieri si è tenuta la conferenza internazionale
promossa dal presidente Sarkozy. Primo risultato concreto: lo sblocco di 15 miliardi
di dollari in favore del nuovo governo libico. La Nato, però, annuncia che non smobilita
e che le sue operazioni continueranno fin quando ci sarà bisogno di ''proteggere i
civili'' dalle forze di Gheddafi. Da Parigi, ci riferisce Francesca Pierantozzi:
Mentre a Parigi
la comunità internazionale disegnava il nuovo profilo della Libia che verrà, Gheddafi
tornava a parlare in Tv. Il colonnello ha accusato la Nato di voler solo mettere le
mani sulle risorse della Libia e ha chiesto ai suoi sostenitori di combattere quelli
che chiama "colonizzatori" con ogni mezzo: "fate che questa sia una lunga battaglia",
ha detto.
Intanto, è giunto un riconoscimento importante per il Consiglio Nazionale
Transitorio: quello della Russia. Ad annunciarlo il ministero degli Esteri di Mosca,
esprimendo l'auspicio che vengano mantenuti in vigore gli accordi bilaterali conclusi
in precedenza. Questa apertura di Mosca quanto influirà sulla mappa diplomatica che
si sta costituendo intorno alla “nuova” Libia? Salvatore Sabatino ne ha parlato con
Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto di area russa:
R. – Io credo
che intanto la mossa di Mosca appartenga alla logica della realpolitik: ora che Gheddafi
è andato, finito, il suo regime travolto, nessuno vuole restare completamente escluso
dal fronte libico. Quanto poi questo sia una reale adesione alla realtà della Libia
o semplicemente il tentativo strumentale di non rimanere tagliato fuori rispetto a
quelli che certamente saranno i desideri di altri Paesi - gli Stati Uniti, la Francia,
la Gran Bretagna, che sono intervenuti e che hanno combattuto; l’Italia che è vicina
e che con la Libia aveva e ha interessi storici - questo poi è tutto da vedere.
D.
– E’ possibile che Mosca si trascini anche la Cina in questo riconoscimento?
R.
– Io credo che il riconoscimento avverrà, perché semplicemente il cambio di regime
è avvenuto, dopodiché il riconoscimento è un passo certamente importante dal punto
di vista diplomatico ma che non lega le mani a nessuno. Non dimentichiamo che sia
la Russia sia la Cina hanno forti interessi collegati alla Libia, chiunque governi
in Libia: la Russia perché è un protagonista del mercato internazionale del petrolio
e quindi vuole essere presente laddove si decidono le sorti di Paesi che a loro volta
possono influire sull’andamento di quel mercato; la Cina perché intanto si è molto
infiltrata economicamente e politicamente in Africa e poi perché sappiamo che uno
dei problemi della Cina è quello dell’approvvigionamento energetico della sua colossale
macchina industriale. Se la Cina consumasse solo il proprio petrolio in pochi anni
l’avrebbe finito. Da qui i collegamenti anche con l’Iran, per esempio, cioè con i
Paesi che possono fornire petrolio e risorse energetiche. La Libia è sicuramente un
Paese importante da questo punto di vista e sicuramente i cinesi non vorranno rimanere
completamente tagliati fuori.
D. - Certo è, a questo punto, che Mosca ha con
la Siria un atteggiamento differente. Possiamo prevedere un cambio di rotta anche
su questo fronte?
R. – Non finché Assad in qualche modo si regge al potere.
Se Assad cadesse si aprono scenari totalmente differenti, ma è chiaro che a quel punto
Mosca si adeguerebbe, questo è nella logica dei movimenti delle grandi potenze. (bf)