2011-09-01 12:54:31

Al Festival di Venezia il film fuori concorso "Scossa" a cento anni dal terremoto di Messina e Reggio


Tra i tanti titoli in programma oggi alla Mostra del Cinema di Venezia, da segnalare la proiezione, per il pubblico, di “Scossa”, film fuori concorso a episodi che ricorda, a cento anni di distanza, la tragedia del terremoto di Messina e Reggio Calabria: quattro veterani maestri del cinema italiano affrontano quei terribili giorni per raccontare i drammi singoli e collettivi che sconvolsero l’Italia d’allora e si riflettono ancora nella storia attuale. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Erano passati tre giorni dalla celebrazione del Natale e su Messina e Reggio Calabria si stese l’ombra della morte: 28 dicembre 1908, terremoto e maremoto, quasi 120.000 morti. Tornano a Venezia con un film a episodi, come quelli che si facevano una volta, Carlo Lizzani (89 anni), Ugo Gregoretti e Citto Maselli (coetanei, 80), Nino Russo (72). Ciascuno affronta un particolare aspetto dell’immane tragedia. Gregoretti dirige “Lungo le rive della morte”, il titolo del reportage scritto all’indomani del terremoto per la rivista “Nuova Antologia” da Giovanni Cena, letterato e giornalista, che diventa il reporter sul luogo del dolore; Maselli con “Sciacalli” si sofferma su un aspetto poco conosciuto e altrettanto terribile: i russi soccorritori che scambiarono molti dei superstiti per sciacalli, fucilandoli sul posto; Nino Russo segue metaforicamente per oltre un secolo l’attesa della ricostruzione della sua casa vissuta da Turi, un povero pescatore che aspetta di morire tra quattro mura. Apre il film il decano Lizzani con “Speranza”, episodio di cui è protagonista Lucia Sardo. Di che cosa tratta?

R. - Racconto quello che può somigliare - ahimè - alle migliaia, forse ai milioni - da quando esistono i terremoti - alle tantissime vicende dei sepolti vivi: quando non ci sono vie di uscita e non c’è altro che la speranza, la speranza che arrivi qualcuno… Ogni tanto c’è qualche apparizione e qualcuna è anche inquietante: come quella di uno sciacallo che sembra vicino a salvarla e che invece sta facendo i suoi affari biechi; oppure quella del figlio che sta per aiutarla, ma - avvicinandosi alla voragine - ma rischia con ogni suo movimento di peggiorare la situazione e quindi va a chiedere soccorso…. Finisce con una scena, come fosse il delirio di un sogno o quello che forse si può sognare e vedere negli ultimi momenti della morte, rievocando la sua vita familiare.

D. - “Scossa” contiene un messaggio particolare per l’Italia di oggi?

R. - Intanto può essere un contributo a questa rievocazione di questo centenario che si celebra e di cui vanno viste anche le ombre più scure o quelle più drammatiche… Ci sono già i germi di quelli che saranno poi i vizi: interviene la burocrazia, per cui la città non risorge. Messina prende praticamente un’altra identità… Qua è là ci sono anche spunti e indicazioni di vecchi vizi italiani. (mg)







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