Al Festival di Venezia il film fuori concorso "Scossa" a cento anni dal terremoto
di Messina e Reggio
Tra i tanti titoli in programma oggi alla Mostra del Cinema di Venezia, da segnalare
la proiezione, per il pubblico, di “Scossa”, film fuori concorso a episodi che ricorda,
a cento anni di distanza, la tragedia del terremoto di Messina e Reggio Calabria:
quattro veterani maestri del cinema italiano affrontano quei terribili giorni per
raccontare i drammi singoli e collettivi che sconvolsero l’Italia d’allora e si riflettono
ancora nella storia attuale. Il servizio di Luca Pellegrini:
Erano passati
tre giorni dalla celebrazione del Natale e su Messina e Reggio Calabria si stese l’ombra
della morte: 28 dicembre 1908, terremoto e maremoto, quasi 120.000 morti. Tornano
a Venezia con un film a episodi, come quelli che si facevano una volta, Carlo
Lizzani (89 anni), Ugo Gregoretti e Citto Maselli (coetanei, 80), Nino
Russo (72). Ciascuno affronta un particolare aspetto dell’immane tragedia. Gregoretti
dirige “Lungo le rive della morte”, il titolo del reportage scritto all’indomani del
terremoto per la rivista “Nuova Antologia” da Giovanni Cena, letterato e giornalista,
che diventa il reporter sul luogo del dolore; Maselli con “Sciacalli” si sofferma
su un aspetto poco conosciuto e altrettanto terribile: i russi soccorritori che scambiarono
molti dei superstiti per sciacalli, fucilandoli sul posto; Nino Russo segue metaforicamente
per oltre un secolo l’attesa della ricostruzione della sua casa vissuta da Turi, un
povero pescatore che aspetta di morire tra quattro mura. Apre il film il decano Lizzani
con “Speranza”, episodio di cui è protagonista Lucia Sardo. Di che cosa tratta?
R.
- Racconto quello che può somigliare - ahimè - alle migliaia, forse ai milioni - da
quando esistono i terremoti - alle tantissime vicende dei sepolti vivi: quando non
ci sono vie di uscita e non c’è altro che la speranza, la speranza che arrivi qualcuno…
Ogni tanto c’è qualche apparizione e qualcuna è anche inquietante: come quella di
uno sciacallo che sembra vicino a salvarla e che invece sta facendo i suoi affari
biechi; oppure quella del figlio che sta per aiutarla, ma - avvicinandosi alla voragine
- ma rischia con ogni suo movimento di peggiorare la situazione e quindi va a chiedere
soccorso…. Finisce con una scena, come fosse il delirio di un sogno o quello che forse
si può sognare e vedere negli ultimi momenti della morte, rievocando la sua vita familiare.
D. - “Scossa” contiene un messaggio particolare per l’Italia di oggi?
R.
- Intanto può essere un contributo a questa rievocazione di questo centenario che
si celebra e di cui vanno viste anche le ombre più scure o quelle più drammatiche…
Ci sono già i germi di quelli che saranno poi i vizi: interviene la burocrazia, per
cui la città non risorge. Messina prende praticamente un’altra identità… Qua è là
ci sono anche spunti e indicazioni di vecchi vizi italiani. (mg)