Concerto offerto al Papa dal cardinale Bartolucci: intervista con il maestro Baiocchi
Attesa per il Concerto in onore di Benedetto XVI, che sarà offerto dal cardinale Domenico
Bartolucci, ospitato nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, nel pomeriggio di
oggi, alle ore 18.00. Sotto la bacchetta di Simone Baiocchi, maestro, direttore
e concertatore, interverranno Enrica Fabbri, soprano, Lykke Anholm, soprano, Michele
Govi, baritono, accompagnati dal Rossini Chamber Choir di Pesaro e dall’Orchestra
Filarmonica Marchigiana. Roberta Gisotti ha intervistato il maestro Baiocchi.
D. - Maestro,
sappiamo del suo rapporto di collaborazione che dura da molti anni con Domenico Bartolucci,
sacerdote, compositore e direttore di coro e di orchestra, riconosciuto tra i più
celebri musicisti italiani contemporanei. Quale programma avete dunque scelto per
questo speciale concerto?
R. - Si tratta di un programma scelto personalmente
dal maestro Domenico Bartolucci. Lui da molto tempo voleva presentare al Santo Padre
l’esecuzione del poemetto “Baptsima”, sull’antica liturgia del Battesimo messa in
musica. Un lavoro, quindi, che per Bartolucci significa molto perché gli fu commissionato
dal Pontificio Istituto di Musica Sacra e fu eseguito per la prima volta il 2 maggio
del 1947 nella Sala Accademica della Scuola pontificia. Quest’esecuzione sancì l’affacciarsi
di questo talento nel mondo musicale romano. A dicembre, infatti, Bartolucci divenne
maestro di cappella a Santa Maria Maggiore, l’anno successivo venne chiamato come
insegnante di coro e di composizione alla Scuola Pontificia e qualche anno dopo fu
vice-maestro con Perosi nella Cappella Sistina, per divenire poi direttore perpetuo
nel 1956. Questo lavoro doveva far parte di una serie che comprendeva tutti e sette
i sacramenti. Dopo, però, sono arrivate le riforme liturgiche, con l’abbandono della
lingua latina e questo progetto è rimasto quindi accantonato.
D. - Abbiamo
altre tre composizioni in questo concerto…
R. - Sì, sono tre mottetti
per soprano e coro a voci femminili. Il primo è un “Benedictus” che il maestro ha
preparato come omaggio al Santo Padre, alludendo proprio al nome scelto dal Pontefice.
“Benedictus qui venit in nomine Domini” è quindi una preghiera, un ringraziamento,
un’invocazione a Dio per aver donato alla Chiesa Papa Benedetto XVI. Abbiamo poi un’Ave
Maria che vede la sua prima assoluta esecuzione: è estrapolata dal secondo atto dell’opera
lirica “Il Brunellesco”, che riguarda le vicende di Filippo Brunelleschi e della costruzione
della Cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze. Nel secondo atto Filippo Brunelleschi
abbandona il cantiere a causa dell’antagonismo con Ghiberti e si rifugia nel Mugello.
Qui, però, piange e si dispera per aver dovuto abbandonare questi importantissimi
lavori e c’è una serva, la fantesca Berta, che cerca di consolare il suo pianto. Ad
un certo punto proprio lei invoca la Madonna ed i Santi perché possano veramente consolare
l’artista. Si sente quindi un rintocco di campana: suona l’Ave Maria ed il coro canta
“Preghiamo”. Inizia così questo canto di Ave Maria, tutto su un rintocco di campana.
Al termine eseguiremo poi un mottetto, “Christus circumdedit me”, che è stato estrapolato
dal secondo libro dei mottetti, quello scritto per i ragazzi cantori della Cappella
Sistina.
D. - Ad accompagnare i cantanti saranno il Rossini Chamber
Choir di Pesaro e l’Orchestra Filarmonica Marchigiana. Cosa caratterizza questi due
complessi a lei ‘familiari’?
R. - Ho già lavorato molte volte con questi
complessi, ed in modo particolare con il Rossini Chamber Choir, che è un complesso
costituito da me. L’elemento unificante di queste due compagini è la duttilità, perché
il coro modifica il proprio organico a seconda del repertorio da eseguire sia nel
numero sia nella tipologia di voci. L’orchestra è davvero fantastica, composta da
grandi professionisti: è il fiore all’occhiello della regione Marche, perché svolge
le stagioni musicali al Teatro delle Muse di Ancona, allo Sferisterio di Macerata,
al Teatro di Iesi - teatro lirico di tradizione - e quindi raccoglie al suo interno
quanto di meglio la regione Marche, che è una regione con grandi tradizioni musicali,
può offrire.
D. - Tutti sanno della profonda passione e cultura musicale
di Benedetto XVI. Avrete quindi uno spettatore particolarmente attento e critico.
Questo aggiungerà emozione ed impegno alla vostra esecuzione?
R. - Sicuramente.
L’impegno è sempre tanto, perché un artista deve sempre e comunque cercare di fare
il massimo, ma questa circostanza aggiungerà un’emozione particolare, quasi indescrivibile
a parole. Quello che mi colpisce, a livello personale, è soprattutto lo sguardo amabile
del Papa. Sappiamo che è un ascoltatore che può cogliere ogni minima sfumatura e quindi
comprende lo sforzo ed il mettersi a nudo di un artista nel momento in cui fa musica.
Perciò, è anche un grande onore. (vv)