2011-08-29 15:18:43

Vent'anni fa l'uccisione dell'imprenditore anti-mafia, Libero Grassi


Un imprenditore onesto e coraggioso, riferimento della rivolta contro il racket e la pressione mafiosa. Così, in sintesi, il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, nel messaggio ai familiari di Libero Grassi, ucciso 20 anni fa a Palermo dalla mafia. Il capo dello Stato ha anche auspicato una sempre più ampia mobilitazione della coscienza civile e diffusione della cultura della legalità. In questi giorni, molte sono le iniziative per ricordare Libero Grassi. Massimiliano Menichetti ha chiesto un suo profilo a Valerio D’Antoni, tra i fondatori del movimento “Addio Pizzo”:RealAudioMP3

R. – Era un imprenditore illuminato, che voleva vivere la sua attività d’impresa normalmente. Non accettava e non tollerava la mafia come anche le famiglie mafiose che, all’epoca, controllavano il territorio in cui esisteva la sua azienda. Questa scelta è stata fatta in un contesto di indifferenza, di totale connivenza con il sistema mafioso, e quindi è rapidamente diventato un facile bersaglio per quella stessa mafia che l’ha poi crudelmente ucciso nel 1991.

D. – A distanza di 20 anni c’è una consapevolezza diversa?

R. – E’ stato fatto tantissimo. Prima di tutto c’è stata un’inarrestabile attività di repressione da parte di tutte le forze dell’ordine. Il problema del pizzo e del racket non è stato più avvertito come un problema riguardante soltanto gli estorsori e le vittime, ma è diventato un problema di tutta la città. Abbiamo cercato in tutti i modi di far capire che questo è un problema che riguarda tutti. Se tutti i cittadini, i semplici consumatori, sono indifferenti rispetto a questo tipo di problema, parte dei soldi che si utilizzano anche solo per fare la spesa, per acquistare i prodotti più elementari, va a finire nelle casse della mafia.

D. – Sul territorio, però, molti ancora pagano il pizzo...

R. – Ovviamente la strada da percorrere in questo senso è ancora lunga. Si tratta di un problema sociale. Anzi, è prima di tutto un problema culturale. Ci sono dei segnali positivi che provengono dalle associazioni di categoria, da Confindustria a Confcommercio, con la quale abbiamo iniziato un percorso. Ci sono 150 negozi ed imprese nella sola città di Palermo aderenti a Confcommercio che hanno sposato il movimento antiracket ed il consumo critico di “Addio Pizzo”. Lavoriamo giorno dopo giorno proprio per questo.

D. – Ma chi denuncia è poi sostenuto dallo Stato oppure, anche qui, bisogna fare di più?

R. –La persona che oggi paga condivide quelle logiche di potere ed è sottomessa ad esse: accetta che la mafia controlli il territorio perché così si ha una certa convenienza in termini di sicurezza, di protezione e di serenità. Oggi ci sono tutti gli strumenti per far sì che un imprenditore possa uscire tranquillamente da questo “momento critico” ed in più, rispetto al passato, c’è il consenso di centinaia e centinaia di persone. La campagna di consumo critico, elaborata dal comitato “Addio Pizzo”, conta da una parte più di dieci mila consumatori e dall’altra circa 700 imprese che aderiscono al movimento. Oggi un negoziante o un imprenditore che decide di denunciare ha sicuramente dalla sua parte degli strumenti legislativi ed istituzionali, ma sa anche che una buona fetta della cittadinanza – che cerca di diventare sempre più numerosa - è dalla sua parte. (vv)







All the contents on this site are copyrighted ©.