Decreto storico in Turchia sulla restituzione dei beni confiscati alle minoranze religiose,
esclusi i cattolici latini. Gioia di mons. Franceschini
Un decreto, firmato ieri dal premier turco Tayip Erdogan, sancisce la restituzione
delle proprietà sequestrate alle minoranze religiose, dopo il censimento del 1936:
beneficiari del provvedimento sono i cristiani greco-ortodossi, i cattolici caldei,
gli armeni e gli ebrei, ma non i cattolici latini. Il servizio di Roberta Gisotti.
Un vero ‘colpo
di teatro’ di Erdogan, commentano gli osservatori. Il decreto, pubblicato prima della
consueta cena del Ramadan organizzata dal rappresentante delle fondazioni religiose
non musulmane in onore del premier, arriva dopo anni di rivendicazioni, anche in sede
europea e a pochi giorni dagli ultimi appelli del Patriarca ecumenico di Costantinopoli
Bartolomeo I perché la Turchia rendesse i beni usurpati. Saranno dunque restituite
le proprietà recensite nel 1936 e poi confiscate alle fondazioni religiose dalle varie
amministrazioni dello Stato; sarà anche ripristinata la gestione dei cimiteri ceduta
ai vari comuni e municipi; saranno infine resi gli immobili - come monasteri e parrocchie
- mai riconosciuti come enti giuridici, e se alienati o ceduti a terzi sarà stabilito
un congruo compenso a risarcire i legittimi proprietari. Secondo un primo calcolo:
un migliaio di immobili tornerà ai cristiani greco-ortodossi, un centinaio agli armeni,
diversi altri ai caldei cattolici e agli ebrei. Nulla tornerà invece ai cattolici
latini, perché questi non compaiono tra le minoranze religiose indicate nel Trattato
di Losanna del 1923, che sanciva il riconoscimento della Repubblica turca proclamata
da Kemal Ataturk. Se i cattolici in Turchia a tutt’oggi non hanno riconoscimento giuridico,
il decreto fa ben sperare. “Accolgo con gioia la notizia”, ha commentato stamane mons.
Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza episcopale turca, annunciando che
il documento sarà esaminato nella prossima riunione di settembre. Grande soddisfazione
hanno espresso i rappresentanti delle minoranze beneficiarie per un passo “storico”
sulla via dei diritti umani. “E’ finito il tempo – ha detto il premier Erdogan – in
cui un nostro cittadino poteva essere oppresso a causa della sua religione, origine
etnica o diverso modo di vivere”. Parole importanti da mantenere nei fatti.