Settimana liturgica italiana. Mons. di Molfetta: liturgia, azione di Dio che cambia
la vita
Si è svolta in questi giorni a Trieste la 62ma Settimana Liturgica Nazionale italiana,
organizzata come ogni anno dal Centro Azione Liturgica per suscitare nelle diocesi
italiane un rinnovato interesse alla liturgia. In sintonia con gli Orientamentidei vescovi italiani per il decennio appena iniziato, il tema del raduno ecclesiale
di quest’anno è stato: ‘Dio educa il suo popolo, la liturgia, sorgente inesauribile
di catechesi’. Mons. Felice di Molfetta, vescovo di Cerignola-Ascoli
Satriano e presidente del Centro Azione Liturgica, sintetizza i temi dell’incontro
al microfono di Fabio Colagrande:
R. - Gli
interventi sono stati calibrati in maniera tale da evidenziare nell’ambito dello slogan
“Dio educa il suo popolo” l’aspetto del primato di Dio e tutto questo si è compiuto
a partire dagli aspetti biblici perché è Dio che educa il suo popolo ed è lui che
istruisce e conduce il popolo verso gli orizzonti della luce fino ad arrivare a quello
che costituisce il grembo vitale della liturgia che è sempre il luogo in cui Dio si
rivela: la celebrazione. Sotto questo profilo la liturgia educa attraverso i gesti,
i segni, le parole che costituiscono il passaggio di Dio: è la grammatica dell’Incarnazione
di Dio che raggiunge l’hic et nunc, il qui ora, la comunità credente, e rivolge la
sua parola. Nella liturgia il Signore si rende vivo e presente in vista di questo
processo educativo.
D. – Mons. di Molfetta, nel suo messaggio per la
vostra settimana il Papa ha sottolineato il primato di Dio nell’azione liturgica.
Quali le conseguenze pratiche che nascono da questa affermazione?
R.
– Certo, quando parliamo di primato di Dio vogliamo entrare nella considerazione che
Dio non è una entità astratta ma è una persona con cui relazionarsi e il luogo in
cui ci si relaziona, in cui Dio si rende presente, è sempre quella che noi chiamiamo
“liturgia”, epifania del mistero, dove l’irraggiungibile diventa raggiungibile attraverso
la sua Parola. Nella misura in cui si prende parte ad un’azione liturgica, nel momento
in cui incontriamo il totalmente “Altro” ed entriamo in comunione con Lui, la vita
cambia totalmente. Il primato della liturgia è proprio questo: fare entrare attraverso
i suoi gesti, i suoi segni, questa benefica irruzione di Dio che entra qui e ora nella
storia in cui si celebra ed è lui che educa, sollecita, richiama, invita ad una vita
buona. Perciò ogni azione liturgica porta sempre questa valenza fortemente sociale
e possiamo dire anche politica: attenzione alla polis, attenzione ai disagi e agli
affari di una vita quotidiana.
D. – Ci sono però casi in cui si verifica
una cattiva cura della liturgia. Quali le conseguenze?
R. – Possiamo
dire che ci sono alcuni aspetti in cui il primato anziché essere dato a Dio forse
viene dato a colui che presiede che forse è mosso da attenzioni verso il popolo e
scende anche ad alcune espressioni che possono essere popolari pensando di accattivarsi
la simpatia di coloro che partecipano. Ci possono essere anche alcuni atteggiamenti
che hanno il senso della sciatteria perché la liturgia educa alla bellezza, quindi
ci può essere anche questo pericolo. Ma credo che laddove ci siano presbiteri e persone
che amano il dato della Rivelazione che si incarna nell’azione liturgica questo non
possa avvenire. (bf)