2011-08-27 08:57:20

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica


In questa 22.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù annuncia ai discepoli che dovrà essere messo a morte. Pietro lo rimprovera per queste parole, ma il Signore a sua volta lo sgrida perché non pensa secondo Dio, ma secondo gli uomini. E aggiunge:

“Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”.

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

Domenica scorsa il Vangelo terminava con l’elogio di Pietro e la promessa di farlo il custode delle chiavi del Regno. Oggi la scena e il luogo sono gli stessi, ma tutto sembra cambiato. Davanti a Gesù che annuncia ormai prossime mortali insidie dei capi, Pietro reagisce rimproverando Gesù per il pessimismo. Evidentemente Pietro ha capito poco di Gesù, non ha capito soprattutto che il suo potere e la sua gloria passano per altre strade, non per quelle degli onori, ma per il dolore e la morte. Si può confessare che Gesù è il Figlio di Dio, e poi non capirlo quando parla di umiliazione, perché in mente ci sono altre categorie: successe a Pietro, può succedere a noi. La logica di Dio è altra. Neppure fra i discepoli era chiara: perché continueranno a pensare in termini di gloria e di successo. Portare la croce, perdere la vita, rinnegare se stessi: sono parole dure, eppure Gesù le ripete più volte, sfidando i discepoli di ieri e di oggi. In troppi andavano e vanno dietro a Gesù senza pensare come lui, ma illudendosi di poter mettere insieme Vangelo e arricchimento, successo e croce, latrocini e carità. Ma ci siamo mai domandati se la nostra coerenza cristiana è autentica, o invece è solo formalità e apparenza, gioco di ipocrisia comoda?







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