Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa 22.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui Gesù annuncia ai discepoli che dovrà essere messo a morte. Pietro lo
rimprovera per queste parole, ma il Signore a sua volta lo sgrida perché non pensa
secondo Dio, ma secondo gli uomini. E aggiunge:
“Se qualcuno vuole venire
dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole
salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia,
la troverà”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre
carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università
Gregoriana:
Domenica
scorsa il Vangelo terminava con l’elogio di Pietro e la promessa di farlo il custode
delle chiavi del Regno. Oggi la scena e il luogo sono gli stessi, ma tutto sembra
cambiato. Davanti a Gesù che annuncia ormai prossime mortali insidie dei capi, Pietro
reagisce rimproverando Gesù per il pessimismo. Evidentemente Pietro ha capito poco
di Gesù, non ha capito soprattutto che il suo potere e la sua gloria passano per altre
strade, non per quelle degli onori, ma per il dolore e la morte. Si può confessare
che Gesù è il Figlio di Dio, e poi non capirlo quando parla di umiliazione, perché
in mente ci sono altre categorie: successe a Pietro, può succedere a noi. La logica
di Dio è altra. Neppure fra i discepoli era chiara: perché continueranno a pensare
in termini di gloria e di successo. Portare la croce, perdere la vita, rinnegare se
stessi: sono parole dure, eppure Gesù le ripete più volte, sfidando i discepoli di
ieri e di oggi. In troppi andavano e vanno dietro a Gesù senza pensare come lui, ma
illudendosi di poter mettere insieme Vangelo e arricchimento, successo e croce, latrocini
e carità. Ma ci siamo mai domandati se la nostra coerenza cristiana è autentica, o
invece è solo formalità e apparenza, gioco di ipocrisia comoda?