Israele-Gaza: la Jihad islamica annuncia una tregua unilaterale
Le fazioni della Jihad islamica della Striscia di Gaza hanno annunciato un cessate
il fuoco unilaterale a partire dalla mezzanotte di oggi. A favorire l’accettazione
della tregua da parte dei gruppi della Jihad e da parte di Hamas sarebbe stata la
giunta militare che guida l’Egitto dallo scorso marzo. Resta comunque alta l’allerta
dell’esercito israeliano che è pronto a riprendere i bombardamenti sulla Striscia
se gli attacchi dovessero riprendere. Sulle ragioni che hanno portato Hamas a proclamare
la tregua sentiamo Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera,
intervistato da Stefano Leszczynski:
R. - E’ il
risultato di un allarme: un allarme sia per l’Egitto, sia per Hamas. Di fatti se noi
torniamo indietro di qualche giorno e rivediamo - diciamo - mentalmente il filmato
dell’attentato a Eilat con gli estremisti che arrivano dal Sinai, da quell’area che
fino a poco tempo fa era praticamente smilitarizzata, possiamo trovare una possibile
spiegazione: l’Egitto - che oggi ha una situazione un poco più confusa di quando era
al potere Mubarak – guidato da una giunta militare, che deve preparare il Paese alle
elezioni, non può tollerare un deterioramento pesante della crisi israelo-palestinese;
Hamas, d’altra parte, si trova a dover ribadire la sua posizione centrale rispetto
ai gruppi della Jihad, proponendo il cessate-il-fuoco unilaterale.
D.
- Quanto fa paura ancora Hamas all’Egitto di oggi?
R. - All’Egitto molto,
ma molto meno di un tempo. Anche perché dopo tutto quello che è accaduto in Egitto
sarebbe stato facile per Hamas - se anche a Gaza avesse prevalso la linea più radicale
– infiammare completamente il Sinai e quindi trascinare gli israeliani, da una parte,
e gli egiziani o le forze armate egiziane, dall’altra, in un conflitto senza fine.
D. - I palestinesi continuano a portare avanti il loro progetto alle
Nazioni Unite per farsi riconoscere come Stato: la Cina ha detto che non si opporrà
a questo eventuale sviluppo dello Stato palestinese…
R. - Non opporsi
è una cosa, votare a favore è un’altra! Probabilmente la Cina non si opporrà e potrebbe
anche votare a favore, ma la Cina è soltanto uno dei cinque membri permanenti del
Consiglio di sicurezza dell’Onu… Io credo che le pressioni, ancora una volta, verranno
fatte sugli stessi palestinesi e Abu Mazen lo ha già dichiarato più volte, dicendo:
“Dateci dei risultati, perché se io non ho risultati è chiaro ed evidente che avrò
scarsa legittimità con la mia gente e questo proprio nel momento in cui si stanno
ricostruendo le basi per un accordo tra Anp, tra laici e fondamentalisti”. Se non
ha qualche risultato è chiaro che il rischio o la possibilità di procedere con l’autoproclamzione
è forte. (mg)