2011-08-26 14:45:12

Israele-Gaza: la Jihad islamica annuncia una tregua unilaterale


Le fazioni della Jihad islamica della Striscia di Gaza hanno annunciato un cessate il fuoco unilaterale a partire dalla mezzanotte di oggi. A favorire l’accettazione della tregua da parte dei gruppi della Jihad e da parte di Hamas sarebbe stata la giunta militare che guida l’Egitto dallo scorso marzo. Resta comunque alta l’allerta dell’esercito israeliano che è pronto a riprendere i bombardamenti sulla Striscia se gli attacchi dovessero riprendere. Sulle ragioni che hanno portato Hamas a proclamare la tregua sentiamo Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera, intervistato da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. - E’ il risultato di un allarme: un allarme sia per l’Egitto, sia per Hamas. Di fatti se noi torniamo indietro di qualche giorno e rivediamo - diciamo - mentalmente il filmato dell’attentato a Eilat con gli estremisti che arrivano dal Sinai, da quell’area che fino a poco tempo fa era praticamente smilitarizzata, possiamo trovare una possibile spiegazione: l’Egitto - che oggi ha una situazione un poco più confusa di quando era al potere Mubarak – guidato da una giunta militare, che deve preparare il Paese alle elezioni, non può tollerare un deterioramento pesante della crisi israelo-palestinese; Hamas, d’altra parte, si trova a dover ribadire la sua posizione centrale rispetto ai gruppi della Jihad, proponendo il cessate-il-fuoco unilaterale.

D. - Quanto fa paura ancora Hamas all’Egitto di oggi?

R. - All’Egitto molto, ma molto meno di un tempo. Anche perché dopo tutto quello che è accaduto in Egitto sarebbe stato facile per Hamas - se anche a Gaza avesse prevalso la linea più radicale – infiammare completamente il Sinai e quindi trascinare gli israeliani, da una parte, e gli egiziani o le forze armate egiziane, dall’altra, in un conflitto senza fine.

D. - I palestinesi continuano a portare avanti il loro progetto alle Nazioni Unite per farsi riconoscere come Stato: la Cina ha detto che non si opporrà a questo eventuale sviluppo dello Stato palestinese…

R. - Non opporsi è una cosa, votare a favore è un’altra! Probabilmente la Cina non si opporrà e potrebbe anche votare a favore, ma la Cina è soltanto uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu… Io credo che le pressioni, ancora una volta, verranno fatte sugli stessi palestinesi e Abu Mazen lo ha già dichiarato più volte, dicendo: “Dateci dei risultati, perché se io non ho risultati è chiaro ed evidente che avrò scarsa legittimità con la mia gente e questo proprio nel momento in cui si stanno ricostruendo le basi per un accordo tra Anp, tra laici e fondamentalisti”. Se non ha qualche risultato è chiaro che il rischio o la possibilità di procedere con l’autoproclamzione è forte. (mg)







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