Uruguay. Messaggio della Conferenza episcopale in occasione dell’anniversario dell’indipendenza
Lo sguardo verso il passato deve servire in particolare a «rinforzare l’identità nazionale
dell’Uruguay, apprezzare il patrimonio costruito in questi duecento anni, riscattare
i valori più autentici e individuare insieme come andare avanti per costruire una
patria edificata sulla verità, la giustizia, la libertà e l’amore». Lo sottolinea
la Conferenza episcopale uruguaiana, riunita in località Florida, nelle vicinanze
della capitale, Montevideo, rivolgendo un invito a tutte le comunità diocesane del
Paese: sciogliere le campane delle chiese alle ore 12 di giovedì 25 agosto. Un segno
concreto e simbolico di comunione – riferisce L’Osservatore Romano - anche e soprattutto
in vista delle celebrazioni del bicentenario dell’indipendenza della Nazione, che
culmineranno, il 13 novembre prossimo, con il pellegrinaggio alla Florida presso il
santuario della Madonna «de los 33», Patrona della Nazione. Con il bicentenario nazionale
sarà anche festeggiato il 50° anniversario dell’incoronazione pontificia dell’immagine
della Madonna. I presuli dell’Uruguay, come hanno fatto in più occasioni, tornano
a ribadire che le celebrazioni in programma sono momenti utili «per assumere la memoria
del passato e far crescere oggi l’unità e l’affetto sociale del nostro popolo, assumendoci
anche le responsabilità del nostro cammino verso il futuro». Come credenti, i presuli
riconoscono negli avvenimenti vissuti «la Provvidenza divina, il Signore della storia»,
e colgono l’occasione «per ringraziare il Signore e chiedergli aiuto, per riconoscere
gli errori, saper chiedere perdono e, soprattutto, per cercare i sentieri del futuro».
Le donne e gli uomini — evidenziano i presuli — che hanno preso parte a questo processo
di emancipazione «erano, nella maggioranza dei casi, cattolici. La visione che avevano
dell’uomo e della sua esistenza, dei popoli e dei loro diritti, della vita e della
morte, era tutta permeata dalla fede e dalla cultura cattolica, nonostante le ottiche
diverse e i differenti contributi ideologici». I presuli, inoltre, ricordano che la
stessa Chiesa cattolica, la gerarchia dei sacerdoti e i fedeli, «sono stati parte
attiva di questo processo, all’interno del quale si è forgiato il popolo dell’Uruguay».
E, come ieri, anche oggi «la Chiesa e tutti i suoi membri partecipano attivamente
alla costruzione della Patria». Affidando il futuro del Paese alla Madonna «dei trentatré»,
i vescovi ricordano le parole di Giovanni Paolo II che il primo aprile 1987, durante
la sua visita pastorale nel Paese disse: «Cari uruguaiani, la vostra patria è nata
cattolica. L’Uruguay contemporaneo troverà le strade della vera riconciliazione e
dello sviluppo integrale cui tanto anela se non allontanerà il suo sguardo da Cristo,
principe della pace e re dell’universo».