Non si fermano le violenze in Siria. Il Consiglio di Sicurezza punta a nuove sanzioni
Siria. Alla vigilia del venticinquesimo venerdì di protesta anti-regime, non si fermano
le violenze. Otto soldati e quattro civili sono stati uccisi nelle ultime ventiquattro
ore mentre continuano le operazioni militari al confine con l’Iraq. Intanto il Consiglio
di Sicurezza Onu punta a nuove sanzioni contro ventidue persone legate al regime e
quattro entità di intelligence, nonostante la contrarietà di Russia e Cina. Camilla
Spinelli ha raccolto il commento di Vittorio Parsi professore di Relazioni
Internazionali dell’Università Cattolica di Milano:
R. – L’opposizione
di Mosca e Pechino è importante per bloccare qualunque risoluzione del Consiglio di
Sicurezza che produca un regime di sanzioni internazionali legali di carattere universale.
Ma non è in grado di bloccare le determinazioni dell’Unione Europea, degli Stati Uniti
e appunto di altri Paesi arabi. A mio avviso, molto di più dipenderà da cosa farà
Israele: se Israele continua con questa politica di grande muscolarità nei confronti
di Gaza e della Cisgiordania, tutto questo rafforza Assad, perché gli arabi possono
volere tutto, ma di sicuro non vogliono regalare un vantaggio strategico a Israele.
D.
– Secondo lei, ci potrebbe essere la possibilità di un intervento internazionale simile
a quello che c’è stato per la Libia?
R. – Assolutamente no, perché la
Siria è un Paese più popoloso, più armato … Se si intervenisse anche solo con bombardamenti
aerei, tutti quelli che vedrebbero in questo una mano a Israele, avrebbero ragione
– oggettivamente. Quindi, questo non si può fare. Non si può entrare nelle dinamiche
del conflitto arabo-israeliano, tanto meno in un momento come questo in cui non c’è
nessun cenno, da parte israeliana, di voler rivitalizzare un processo di pace.
D.
– Secondo lei, allora, il congelamento dei beni, il blocco dei visti contro Damasco
potranno portare a risultati, nel breve periodo?
R. – Tutto quello che
indebolisce il regime è positivo. L’importante è che si faccia questo nella consapevolezza
che dobbiamo attenderci da Assad mosse spregiudicate. La Siria, oltre ad essere avviluppata
nel conflitto arabo-israeliano, è anche lo snodo di quella cosa che dall’Iran, passando
per l’Iraq, arriva fino al Libano che è la Mezzaluna sciita. Per cui dobbiamo aspettarci
che la Siria cerchi di reagire scompaginando le carte in Libano, che qualunque indebolimento
della Siria potrebbe portare ad una difficoltà maggiore per l’Iran e che quindi anche
l’Iran potrebbe agire anzitutto in Libano attraverso i suoi alleati Hezbollah, ma
anche altrove; e d’altra parte, però, non ci si può rendere complici di chi opprime
le aspirazioni di cambiamento dei popoli arabi. (gf)