Meeting di Rimini: gli interventi di Costantino Esposito e John Milbank su etica in
politica e certezza della fede
Il Meeting di Rimini promosso da Comunione e Liberazione si sta svolgendo sul tema
“E l’esistenza diventa un’immensa certezza”. Il nostro inviato Luca Collodi
ne ha parlato con lo scrittore Costantino Esposito, docente di Filosofia all’Università
degli Studi di Bari:
R. – La certezza,
oggi, sembra un’esperienza non solo ardua da raggiungere ma quasi impossibile da mantenere,
perché tutto sembrerebbe congiurare contro di essa: l’instabilità socio-politica,
le crisi finanziarie, un indebolimento sempre più acuto delle sicurezze psicologiche
della persona. Tuttavia, mai come altre epoche la nostra è un tempo che chiede certezza
per vivere. Ma chiede soprattutto di andare a fondo di cosa si possa veramente fare
esperienza. Paradossalmente, quindi, l’incertezza che sembra il sentimento dominante
nel mondo contemporaneo può essere vissuta come una sconfitta o come la vittoria relativista
della frammentazione o come una possibilità, una chance per capire perché mai desideriamo
la certezza.
D. – C’è la certezza della fede, che però sembra scontrarsi
con un divenire della realtà sociale, politica ed economica che sembra andare esattamente
nel senso opposto della fede, della speranza...
R. – La certezza della
fede è tale da illuminare e per questo è così interessante. Per molti la certezza
della fede è come una scappatoia: “ho la fortuna – si può dire - di poter dare finalmente
una risposta alle inquietudini”. Se fosse davvero così, sarebbe soltanto per alcuni
uomini naturalmente portati alla religiosità, mentre la mia ipotesi è che la certezza
della fede permette di illuminare, come nessun altro avvenimento nella storia, la
struttura fondamentale dell’uomo, che è fatto per la certezza. Come una volta ha scritto
Sant’Agostino nelle “Confessioni”, tutti quanti noi desideriamo la felicità. Ma per
poter desiderare la felicità, dobbiamo sapere già, in qualche modo, che cos’è. La
mia ipotesi è proprio che la certezza sia un qualcosa che è già all’origine del nostro
“io”. E’ qualcosa di cui tutti abbiamo fatto esperienza, se non altro quando abbiamo
visto, negli occhi di nostra madre, uno spazio di apertura nel mondo ed abbiamo percepito
di essere al mondo perché voluti da qualcuno. Essere di qualcuno, essere in rapporto
è una certezza che non costruiamo ma che riceviamo. La grande sfida, allora, è che
riprendere la positività, che segna all’origine la nostra esperienza, è l’unica, vera
chance per poter affrontare l’incertezza che dilania come un cancro il nostro tempo.
Da questo punto di vista, la certezza della fede è una straordinaria apertura a comprendere
qual è la struttura dell’umano, proponendo all’uomo qualcosa di cui lo sguardo della
madre è soltanto una pallida analogia. La possibilità, cioè, che ci sia una certezza
per sempre, che cominci già nel presente. (vv)
Al Meeting si è svolto nei
giorni scorsi un dibattito sulla presenza dei cristiani nella vita pubblica. All’incontro
era presente anche il prof.John Milbank, docente di Religione politica
e etica all’ateneo di Nottingham, che si è riferito al richiamo di Benedetto XVI,
durante la sua visita in Inghilterra, sulla rilevanza dei valori della fede in politica.
La nostra inviata a Rimini Gabriella Ceraso lo ha intervistato:
R.
– I think this is completely true, because I think that as Britain has ceased to be
… Penso che sia assolutamente vero; credo, infatti, che da quando in Gran
Bretagna è crollata la pratica della religione, in realtà il Paese ha perso la sua
anima. E ora assistiamo al fatto che siamo soffocati dall’avidità, dai debiti, dalle
guerriglie criminali e dalla corruzione dei nostri mezzi d’informazione: tutto questo
è emerso proprio nel corso dell’ultimo anno. E se la gente non riprenderà a credere
in un bene comune, in un bene trascendente, non avrà più nemmeno una stella che possa
guidarla nella notte. Credo che un’altra considerazione da fare a questo proposito
è che l’intera Costituzione britannica dipende dal riconoscimento del cristianesimo.
Nel senso che se la Gran Bretagna ha lo straordinario patrimonio dello stato di diritto
va ricordato che questo affonda le sue radici nell’eredità latino-cristiana. E se
non torneremo a fare questo collegamento, temo che la nostra politica collasserà. D.
– La Gran Bretagna ha vissuto nei giorni scorsi l’incubo di una rivolta sociale, di
cui ha parlato tutto il mondo. Lei che lettura dà di quanto accaduto?
R.
– I think the interesting thing about the recent disturbances … Credo che
la cosa interessante riguardo ai recenti disordini è il fatto che sia la destra sia
la sinistra sono responsabili della situazione. Protagoniste sono state persone emarginate,
senza lavoro, scarsamente istruite e provenienti da famiglie sfasciate, spesso con
un solo genitore. L’urgenza vera è ricostruire la famiglia, l’istruzione e la comunità
civile: tutto questo, in Gran Bretagna, è collassato, forse più che in Europa, forse
addirittura più che negli Stati Uniti.
D. – In Italia, in questo periodo,
è in corso un forte dibattito sull’etica in politica. In Gran Bretagna c’è qualcosa
di simile in questo momento di crisi?
R. – Completely! Everybody is
talking about a kind of ethical deficit … Assolutamente sì! Tutti parlano
ormai di una sorta di deficit etico. Finalmente esce allo scoperto che abbiamo abbandonato
il linguaggio e il vocabolario dell’etica. Non si tratta semplicemente di diritti
e libertà, né si tratta solo di aumentare il benessere materiale alle masse. La vera
etica e l’esercizio delle virtù sono necessari per il perseguimento del benessere
dell’uomo. (gf)