India. La Chiesa con Anna Hazare contro la corruzione, ma chiede la fine dello sciopero
della fame
Lo sciopero della fame dell’attivista Anna Hazare contro la corruzione in India è
arrivato oggi a New Delhi al 10° giorno. L'equipe medica che segue la protesta ha
ribadito la preoccupazione per le deteriorate condizioni di salute dell’uomo. Hazare
chiede sostanzialmente che il governo ritiri il proprio progetto di legge anti-corruzione
e lo sostituisca con quello messo a punto dai movimenti sociali. Il premier Singh,
auspicando la fine immediata del digiuno, ha intanto assicurato che il testo sarà
discusso dall’Assemblea parlamentare. La Chiesa indiana – in un comunicato stampa
di queste ore - ha espresso solidarietà ad Anna Hazare, lanciando però un appello
urgente. Ce ne parla il cardinale Oswald Gracias, presidente della Conferenza
episcopale indiana, raggiunto telefonicamente a Mumbai da Giada Aquilino:
R. – Anna
Hazare è in sciopero della fame perché giustamente pensa che la corruzione sia una
malattia, un cancro per il nostro Paese: tutti soffrono per questa piaga. Dovremmo
avere una legge forte, che punisca i corrotti.
D. – La Chiesa come sta
seguendo lo sciopero della fame di Anna Hazare e qual è la posizione della Chiesa
locale?
R. – Ho appena diramato un comunicato stampa, dicendo che c’è
grande preoccupazione per le sue condizioni di salute. Ho lanciato un appello ad Anna
Hazare perché termini lo sciopero: la gente sa che la corruzione va combattuta e che
è una cosa urgente e importantissima per il Paese. Ho anche lanciato un appello al
governo, allo stesso Anna Hazare e a tutti gli altri partiti affinché comincino a
parlare, ad essere un po’ flessibili in modo da poter arrivare a una soluzione. Questa
è la posizione della Chiesa. Noi siamo totalmente con Anna Hazare nel suo programma
contro la corruzione, ma adesso deve fermare il digiuno e dialogare. Ci sono due aspetti.
Siamo tutti d’accordo che la corruzione vada sradicata totalmente e noi tutti sappiamo
che c’è una legge. Ma abbiamo detto anche che la radice della corruzione è nel cuore
dell’uomo: quando questi lascia i valori spirituali e dimentica Dio, lavora per se
stesso; quando prevalgono il materialismo e l’avarizia, ecco che appare la corruzione.
Dobbiamo sradicare queste cose dal cuore dell’uomo e dobbiamo mettere Dio e i valori
del Vangelo al centro. Questo è importante per il nostro Paese.
D. –
Come il dialogo interreligioso può aiutare su questa strada?
R. – Tutti
i nostri capi delle religioni combattono contro la corruzione, contro il materialismo.
Se mettiamo Dio al centro del cuore dell’uomo e della società possiamo sradicare totalmente
la corruzione. Il dialogo può aiutare molto. Nel nostro Paese noi cristiani siamo
soltanto il 2,3 per cento, gli indù sono più dell’80 per cento e poi ci sono i musulmani
che sono il 12-13 per cento: tutti dobbiamo lavorare insieme e l’impegno dei capi
delle religioni è per questo molto importante. (bf)