Dibattito sulla manovra. Le Acli: non colpire la famiglia
Continua il dibattito sulla manovra economica, al vaglio del Parlamento italiano.
L’Anci chiede che i piccoli comuni non siano cancellati come ipotizzato, mentre la
Lega polemizza sulla patrimoniale, precisando che si tratta di una “tassa sull’evasione”.
E mentre la Cgil conferma per 6 settembre lo sciopero generale, per il Pd il governo
lavora a dividere le forze sindacali e chiede più coesione e dialogo. Massimiliano
Menichetti ha raccolto il commento di Andrea Olivero presidente delle Acli:
R. – Questa
manovra contiene sicuramente alcuni degli aspetti che chiedevamo: una tassazione autentica
delle transazioni finanziarie e un contributo da parte di coloro che maggiormente
hanno risorse. Contiene anche, però, troppi provvedimenti che, ancora una volta, colpiscono
il ceto medio e le famiglie. Provvedimenti che riducono al possibilità di spesa di
quanti già hanno grandemente sofferto la crisi in questi anni. Non dimentichiamo che
quando si tocca la famiglia, quando si tocca il Welfare, non si vanno a intaccare
dei costi, ma si va invece a mettere il freno ad una vera possibilità di crescita
e di sviluppo.
D. – Si ritorna a parlare di quoziente familiare. E’
una via percorribile?
R. – Credo di sì. Il momento che stiamo attraversando
è assolutamente quello giusto per andare a compiere delle operazioni coraggiose. Naturalmente,
non è solo il fisco a sostenere la famiglia, però l’andare ad individuare la famiglia
come soggetto fiscale unico può essere il più grande cambiamento culturale ma, al
contempo, anche la più grande svolta concreta nella prospettiva di una vera valorizzazione
del soggetto.
D. – Dal primo al 4 settembre, le Acli si incontreranno
a Castel Gandolfo. Cosa significa questo titolo, “Il lavoro scomposto”, e che cosa
proponete?
R. – Crediamo che innanzitutto si debba ridare la centralità
al lavoro all’interno dell’economia. Saremo a Castel Gandolfo anche per commemorare
il trentennale della Laborem exercens, l’Enciclica che proprio sul lavoro aveva
incentrato il proprio messaggio. Chiederemo con forza che si passi dall’attuale situazione
di contratti e di modalità, sempre più precarie, a contratti prevalentemente a tempo
indeterminato, con la possibilità di interrompere il rapporto nei primi anni, ma che
possa esserci la stabilizzazione. E’ un vantaggio anche per le imprese, questo, laddove
l’economia sia sana e pensi al bene dell’uomo. (vv)