2011-08-25 15:45:33

Dibattito sulla manovra. Le Acli: non colpire la famiglia


Continua il dibattito sulla manovra economica, al vaglio del Parlamento italiano. L’Anci chiede che i piccoli comuni non siano cancellati come ipotizzato, mentre la Lega polemizza sulla patrimoniale, precisando che si tratta di una “tassa sull’evasione”. E mentre la Cgil conferma per 6 settembre lo sciopero generale, per il Pd il governo lavora a dividere le forze sindacali e chiede più coesione e dialogo. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Andrea Olivero presidente delle Acli:RealAudioMP3

R. – Questa manovra contiene sicuramente alcuni degli aspetti che chiedevamo: una tassazione autentica delle transazioni finanziarie e un contributo da parte di coloro che maggiormente hanno risorse. Contiene anche, però, troppi provvedimenti che, ancora una volta, colpiscono il ceto medio e le famiglie. Provvedimenti che riducono al possibilità di spesa di quanti già hanno grandemente sofferto la crisi in questi anni. Non dimentichiamo che quando si tocca la famiglia, quando si tocca il Welfare, non si vanno a intaccare dei costi, ma si va invece a mettere il freno ad una vera possibilità di crescita e di sviluppo.

D. – Si ritorna a parlare di quoziente familiare. E’ una via percorribile?

R. – Credo di sì. Il momento che stiamo attraversando è assolutamente quello giusto per andare a compiere delle operazioni coraggiose. Naturalmente, non è solo il fisco a sostenere la famiglia, però l’andare ad individuare la famiglia come soggetto fiscale unico può essere il più grande cambiamento culturale ma, al contempo, anche la più grande svolta concreta nella prospettiva di una vera valorizzazione del soggetto.

D. – Dal primo al 4 settembre, le Acli si incontreranno a Castel Gandolfo. Cosa significa questo titolo, “Il lavoro scomposto”, e che cosa proponete?

R. – Crediamo che innanzitutto si debba ridare la centralità al lavoro all’interno dell’economia. Saremo a Castel Gandolfo anche per commemorare il trentennale della Laborem exercens, l’Enciclica che proprio sul lavoro aveva incentrato il proprio messaggio. Chiederemo con forza che si passi dall’attuale situazione di contratti e di modalità, sempre più precarie, a contratti prevalentemente a tempo indeterminato, con la possibilità di interrompere il rapporto nei primi anni, ma che possa esserci la stabilizzazione. E’ un vantaggio anche per le imprese, questo, laddove l’economia sia sana e pensi al bene dell’uomo. (vv)







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