Bozza di risoluzione Ue all'Onu sulla Siria. Sul terreno, prosegue la repressione
Ancora repressione in Siria: almeno 5 i morti nelle ultime 24 ore, mentre diversi
Paesi europei hanno presentato al Consiglio di sicurezza Onu una bozza di risoluzione
contro Damasco. Dal canto loro, gruppi dell’opposizione siriana hanno preso le distanze
dal Consiglio Nazionale, creato per coordinare la rivolta. C’è poi chi non esclude
che la cosiddetta “onda libica” arrivi anche a Damasco. Per i manifestanti la speranza
è che dopo l’uscita di scena Gheddafi possa essere il turno di Assad. Lo esclude Antonino
Pellitteri, docente di storia dei Paesi islamici all'Università di Palermo. Francesca
Sabatinelli lo ha intervistato:
R. – Non
credo molto a queste “onde d’urto”. La Siria non è la Libia, per via del suo ruolo
regionale, per la sua storia e per la sua cultura. Penso che l’ultimo discorso di
Bashar al-Assad sulla formulazione di una nuova Costituzione sia un fatto positivo.
Ho parlato con alcuni amici a Damasco, chee avevano preso molto bene quest’iniziativa
del presidente. Non credo ci possa essere un’onda d’urto dovuta alla situazione in
Libia.
D. – Se ci dovessero essere, come ci si augura, delle evoluzioni
in positivo, quali potrebbero essere le mosse di Assad ed anche della comunità internazionale?
R.
– Credo che la comunità internazionale, in questo momento, sia molto impegnata sulla
questione libica. L’Occidente guarda alla Siria in maniera diversa, nel senso che
l’interesse non è quello economico ma quello più strettamente politico, relativo alla
sua posizione nella regione, ai rapporti con Israele, alla Palestina, e a tutto quello
che riguarda l’area. Non so se si continuerà a guardare alla questione siriana con
la vecchia posizione dell’Occidente o se, invece, l’Occidente cercherà di favorire
un accordo interno al Paese. Accordo cui seguirebbe una risistemazione dell’area in
modo più equilibrato, onde evitare nuove insorgenze rivoluzionarie come in Egitto
o altrove.
D. – Resta però il fatto che se per Gheddafi è stato spiccato
un mandato di cattura per crimini contro l’umanità, questo non è finora accaduto per
Assad e l’Onu ha contato, finora, 2.200 morti tra i civili…
R. – Questo
dimostra come la posizione internazionale nei riguardi della Siria sia un po’ diversa.
Dimostra che l’Occidente guarda con più attenzione e più moderazione alla questione
siriana, anche perché una Siria priva di una guida e di una ricomposizione interna
sarebbe difficilmente prevedibile.
D. – Che sono, oggi, i timori per
la Libia…
R. – Sì, anche lì. Solo che in Libia c’è già un Consiglio
Transitorio, ci sono delle personalità politiche abbastanza note in Occidente – come
Mahmoud Jibril – mentre in Siria gli elementi di spicco dell’opposizione si conoscono
molto poco, a parte i Fratelli Musulmani ed altri movimenti islamici radicali. Non
si conosce bene quello che potrà essere il futuro della Siria. Finora si è caratterizzata
come un Paese “laico”, con un sistema islamico abbastanza complesso e quindi, per
l’Occidente, è una garanzia di risposta verso gli elementi e i gruppi islamici più
radicali e intransigenti. (vv)