Sud Sudan: le ultime violenze tribali hanno causato 600 morti
Difficoltà per il nuovo Stato del Sud Sudan, indipendente da Karthoum dal luglio scorso.
Da diverse settimane infuriano violenze tribali, che – secondo fonti Onu – solo nell’ultima
settimana hanno provocato almeno 600 morti e mille feriti. Nei giorni scorsi, le Nazioni
Unite hanno dislocato sul terreno centinaia di caschi blu proprio per prevenire possibili
violenze. Ma che cosa c’è all’origine di questi scontri tra etnie locali? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto ad Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dei
Paesi africani all’Università di Torino:
R. - Si tratta
di un fenomeno che è una costante nei Paesi africani, non soltanto nel Sud Sudan.
Le popolazioni africane usano la razzia e la guerra a scopo di rapina per integrare
le loro risorse e questo perché praticano economie di sussistenza particolarmente
fragili, che hanno una capacità produttiva limitatissima. Ciò lo si deve alle tecnologie
in uso molto elementari: basti pensare che non c’è neanche il minimo controllo delle
acque e quindi bestiame e raccolti dipendono dalla regolarità delle piogge.
D.
– C’è anche una difficoltà da parte delle tribù locali ad identificarsi in quella
che è l’auspicata nuova unità del Paese?
R. – Quello che sta succedendo
nel Sud Sudan, ed era inevitabile che accadesse, è che alcune vie hanno preso il sopravvento
e hanno il controllo dell’apparato statale. Questo è un problema che il Paese dovrà
risolvere e se non ci riuscirà saranno problemi grossi. Uno squilibrio di questo genere
naturalmente non può che indisporre chi si sente ai margini e chi di fatto lo è, perché
purtroppo in Africa chi detiene il potere lo esercita prima di tutto nell’interesse
del proprio clan, del proprio gruppo etnico.
D. – All’origine, non c’è
secondo lei anche una responsabilità della comunità internazionale che doveva supportare
lo sviluppo concreto del nuovo Stato?
R. – A me sembra che la responsabilità
maggiore sia nel sottovalutare sempre questo genere di problemi. Senza uno sviluppo
economico, reale e sostenibile e quindi duraturo, fenomeni di questo genere non potranno
scomparire. Senza il passaggio a un’economia moderna, le economie di sussistenza continueranno
a richiedere un’integrazione che consiste nell’appropriarsi dei beni prodotti da altre
comunità. Ma non soltanto dei beni, addirittura della popolazione giovane delle etnie
vicine: quindi rubando il bestiame, ma addirittura sottraendo regolarmente i bambini
alle comunità vicine. (bf)