Sulle agevolazioni alla Chiesa, no alla disinformazione
In questo periodo in cui in Italia si dibatte sulle misure per far fronte alla crisi,
si sono intensificate le voci che chiedono l’eliminazione dei presunti privilegi economici
di cui godrebbe la Chiesa cattolica. In particolare, le critiche si appuntano sull’esenzione
Ici ed altre agevolazioni fiscali. Sulla questione, Alessandro Gisotti ha intervistato
Patrizia Clementi, esperta dell’Avvocatura della diocesi di Milano:
R. - L’attacco
che viene fatto alle “agevolazioni fiscali del Vaticano” innanzitutto non riguarda
il Vaticano: il Vaticano è uno Stato estero, non si assoggetta all’ordinamento tributario
italiano. Sarebbe come dire: Risaniamo il bilancio pubblico, facendo pagare la Repubblica
di San Marino!
D. - Una delle questioni più dibattute è l’esenzione
Ici…
R. - Nell’ambito dell’Ici - imposta sugli immobili - ci sono una
serie di esenzioni. Una esenzione, che non è messa in discussione neanche da chi attacca
queste agevolazioni, è quella che riguarda gli immobili destinati alle attività di
religione e quindi gli edifici di culto, gli oratori... Quella che è sotto il mirino
è l’esenzione riguardante gli immobili degli enti non commerciali e gli enti non commerciali
sono buona parte del mondo no profit: ci sono - certo - gli enti ecclesiastici, ma
ci sono anche le associazioni di volontariato, ci sono le onlus. Gli immobili che
questi enti no profit utilizzano devono essere esclusivamente per otto attività, che
la legge prevede, e che sono le attività assistenziali, previdenziali, sanitarie,
didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive. Dunque, la prima chiarificazione
va fatta su questi due punti: primo, non è un’esenzione che riguarda solo gli immobili
della Chiesa; secondo, non sono tutti i beni, tutti gli immobili appartenenti a questi
soggetti ad essere esenti, ma solo quelli utilizzati esclusivamente per una o più
di queste attività.
D. - Si è letto anche, per esempio, che se un albergo
fa costruire nel suo edificio una cappellina diventa esente dal pagamento dell’Ici…
R.
- Questo è doppiamente falso! Anzitutto perché abbiamo detto che gli alberghi non
rientrano nella categoria degli immobili esenti: se poi avessero la cappellina, anche
la cappellina perde l’esenzione. Non è possibile rendere esente un immobile che non
lo è semplicemente destinando una porzione dello stesso ad una attività esente. Avviene
esattamente il contrario! (mg)
Sulle possibili ragioni che sottendono a
questi nuovi attacchi alla Chiesa in materia economica, Alessandro Gisotti
ha chiesto il commento di Umberto Folena, caporedattore di “Avvenire” e autore
del libro-inchiesta “La vera questua”:
R. – La prima
riflessione è che si tratta di una replica: sono sei, sette anni che, periodicamente,
vengono fuori gli stessi argomenti e noi ci troviamo a replicare con gli stessi argomenti.
Nei tempi di crisi, poi, la gente è arrabbiata, ci sono mugugni, si deve scatenare
la propria rabbia verso qualcuno. E, in questo momento, la Chiesa è un ottimo bersaglio…
D.
– Colpisce, peraltro, che vengano criticati l’8 per mille e l’esenzione Ici, che non
riguardano solo la Chiesa cattolica e che, in realtà, hanno una funzione positiva
nei confronti di tutta la popolazione, specie in un periodo di crisi come quello attuale…
R.
– Sì. Credo che sia un atteggiamento “suicida” perché, di fatto, gran parte del Welfare,
dell’assistenza e della tenuta della società italiana, dipende oggi dalle innumerevoli
iniziative del mondo cattolico in tutte le sue sfaccettature. Tutto quello che fa
la Chiesa cattolica contribuisce ad alleggerire lo Stato da oneri che non potrebbe
sostenere da solo. L’esempio più evidente è quello delle scuole cattoliche, pubbliche
non statali: se domani dovessero chiudere tutte, di colpo, lo Stato dovrebbe farsi
carico di circa un milione di studenti che vanno dalla scuola materna ai licei! La
spesa dovrebbe aggirarsi attorno ai sei miliardi, e ciò porterebbe a un vero e proprio
crac definitivo dello Stato italiano.
D. – Alto elemento di disinformazione
è l’assimilazione tra Chiesa cattolica italiana e Vaticano…
R. – Perché
tirare in ballo il Vaticano? Perché nell’immaginario collettivo dell’italiano medio
se si dice “Vaticano” si pensa alle magnificenza di San Pietro, si pensa a quella
cosa stupenda che è la Cappella Sistina, si pensa alle ricchezze dei Musei Vaticani.
Per gli italiani assimilare tutte queste cose significa: “Sono i ricchi che non pagano
e fanno i furbi”. Questo è un meccanismo comunicativo molto elementare, è un imbroglio
facilissimo da realizzare e purtroppo si rivela efficace. (vv)