Nuove violenze in Siria. Assad promette riforme ed elezioni
Continuano le violenze in Siria. Due persone sono rimaste uccise ad Hama, nella parte
centrale del Paese, all’indomani del discorso del presidente Assad, che è tornato
a promettere riforme ed elezioni, indicando anche una possibile data: marzo 2012.
Ma la situazione nel è sempre più tesa, con il riprendere della crisi israelo-palestinese
e le possibili ripercussioni che un'eventuale caduta del regime siriano potrebbe avere
su Libano, Iraq e Iran. Irene Pugliese ne ha parlato con Francesco Perfetti,
docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università Luiss di Roma:
R. – E’ una
situazione molto delicata e molto pericolosa dove le prospettive di una possibile
degenerazione di un conflitto in chiave internazionale sono abbastanza elevate perché
ovviamente il mondo israeliano si trova in una situazione comprensibile di pre-allerta.
Gli Stati Uniti sono riusciti finora a frenare Israele. L’Occidente si trova ormai
in una situazione sostanzialmente di assorbimento delle sue crisi economiche e finanziarie
e quindi nella difficoltà di poter intervenire in maniera consistente, cioè gli interventi
che potrà fare l’Occidente in questa situazione si limiteranno a un richiamo ai principi
della democrazia o al più a minacciare sanzioni.
D. – Assad ieri è tornato
in video e ha promesso nuove riforme e nuove elezioni, ma continua la repressione.
Qual è la strategia di Assad che per la quarta volta ha ripetuto le stesse cose?
R.
– Dal suo punto di vista è una strategia vincente perché il mondo occidentale non
si muove: cioè, a differenza di quello che si è fatto con Tripoli, il mondo occidentale
nel caso della Siria non si è mosso ed è stato a guardare. Evidentemente Assad non
ha alcun interesse ad avviare un processo di democratizzazione o di liberalizzazione
all’interno del Paese, ha invece interesse a cercare di rassicurare il mondo occidentale
e portare avanti il suo discorso di riconquista.
D. – Secondo lei noi
dall’Occidente abbiamo una corretta informazione su quello che succede in Siria sia
da parte del regime che dei ribelli?
R. – No, non ce l’abbiamo né possiamo
averla perché le informazioni vengono ovviamente esaltate da una parte e dall’altra.
C’è una dimensione di propaganda e di lotta politica interna.
D. – Con
la caduta imminente del regime di Gheddafi la situazione in Siria è destinata ad evolversi
più velocemente: dopo il colonnello, potrebbe cadere anche Assad?
R.
– Potrebbe essere, questa è l’ipotesi ovviamente più probabile ma potrebbe anche non
accadere se Assad riesce a recuperare la situazione con le armi. (bf)