In India ancora violenze anticristiane negli Stati di Karnataka e Orissa
Con l’avvicinarsi del terzo anniversario dei pogrom del 2008, che gli estremisti indù
festeggeranno con la Giornata di “protezione della fede”, si moltiplicano gli episodi
di violenza contro i cristiani in India, accusati di conversioni forzate. Le comunità
locali cattoliche e pentecostali hanno indetto per il 24 agosto una giornata di preghiera
e di commemorazione delle vittime. Era il 23 agosto 2008 quando l’uccisione del leader
radicale indù Laksamananda Saraswati, del quale fu ingiustamente accusata la comunità
cristiana locale, scatenò un’ondata di assurda follia che lasciò dietro di sé 75 morti,
circa 300 chiese distrutte, oltre 5 mila abitazioni date alle fiamme e 56 mila cristiani
in fuga. Ora, a quasi tre anni di distanza, la realtà delle comunità rimaste è ancora
fatta di ostilità, discriminazione e violenza: ieri nel villaggio di Rohi, Stato indiano
del Kanataka dove i pogrom fecero ben 38 vittime, gli estremisti hanno fatto irruzione
nella casa di un fedele in cui da tre anni a questa parte si svolge la funzione domenicale,
hanno dissacrato il pane e il vino eD hanno selvaggiamente picchiato il pastore pentecostale
che stava celebrando, e che poi è stato incarcerato con accuse non specificate. A
Nandagiri, invece, nello Stato orientale dell’Orissa dove nel maggio scorso 13 estremisti
sono stati condannati a 5 anni di carcere per i pogrom del 2008 con accuse generiche
di disordini e incendi dolosi, il leader cristiano locale ha dovuto presentarsi in
tribunale per rispondere della costruzione di una chiesa in città, che dovrà essere
demolita entro un mese. Un episodio simile è avvenuto anche nel distretto di Kandhamal,
dove è stata bloccata la ricostruzione di una cappella su suolo demaniale. “Sono tempi
drammatici", racconta ad AsiaNews Sajan George, presidente del Global Council of Indian
Christians, che ha rivolto un appello al procuratore capo della Corte suprema dell’India
affinché fermi i governi locali: "chiediamo di non ripetere gli errori fatti in questi
tre anni, in cui l’amministrazione non ha protetto le vittime e le loro proprietà”.
Nonostante le dichiarazioni del premier federale Manmohan Singh, appoggiato dalla
comunità cristiana, gli estremisti Hindutva continuano ad agire indisturbati, nel
silenzio dei governi locali, e hanno accusato addirittura il Consiglio nazionale consultivo
guidato da Sonia Gandhi di essere anti indù per aver promosso una bozza di legge contro
la violenza interreligiosa. (A cura di Roberta Barbi)