2011-08-21 15:12:06

Benedetto XVI all'Istituto San Josè: una società che non riesce ad accettare i sofferenti è una società crudele e disumana


Due incontri di grande emozione hanno preceduto la Veglia di preghiera del Papa con i giovani a Madrid. Prima di lasciare la nunziatura Benedetto XVI si è soffermato con due anziane religiose, per poi recarsi alla Fondazione “Instituto S. José” di Madrid, amministrata dall’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, dedicata all’assistenza di persone disabili. Ad accoglierlo nel campo sportivo del grande e storico complesso di fine ‘800, il cardinale Rouco Varela, il superiore fra Martinez, il personale, i pazienti e le famiglie. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

Suor Teresita, 103 anni, monaca di clausura, è giunta dal convento di Sisal Buonafuente, circa 100 chilometri da Madrid, accompagnata da una suora ottantenne, già in servizio per molti anni alla Congregazione per la Dottrina delle Fede, quando il cardinale Ratzinger ne era prefetto. Una piacevole sorpresa per il Papa incontrarle nella nunziatura. Teresita entrata nel Carmelo il 16 aprile del 1927, nel giorno in cui nasceva Benedetto XVI, in clausura da 84 anni l’età del Santo Padre, ha voluto omaggiarlo di un libro sulla vita religiosa, con tanto di dedica. Pochi minuti per un colloquio cordiale e vivace, poi il Papa si è diretto all’Istututo S. José, dove tra gli assistiti erano 200 bambini disabili. “Quando il dolore appare all’orizzonte di una vita giovane, - ha detto Benedetto XVI - rimaniamo sconcertati e forse ci chiediamo: può continuare ad essere grande la vita quando irrompe in essa la sofferenza?” La risposta è “nell’offerta che Cristo fa di sé stesso sulla Croce per noi”. Questo ci insegna “a vivere il dramma della sofferenza per il nostro bene e la salvezza del mondo”. Per questo - il Papa ha citato la sua Enciclica “Spe salvi” – “la misura dell’umanità di determina nella relazione con la sofferenza e col sofferente.”

Una sociedad que no logra aceptar …
“Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente, è una società crudele e disumana”.

Quindi l’incoraggiamento “ai religiosi, ai familiari, ai professionisti della salute e ai volontari” che ogni giorno vivono con i giovani disabili fisici e psichici:

Vuestra vida y dedication proclaman ...
“La vostra vita e dedizione proclamano la grandezza alla quale è chiamato l’uomo: avere compassione e accompagnare per amore chi soffre, come ha fatto Dio”.

Daltro canto ha aggiunto “voi siete testimoni anche del bene immenso che rappresenta la vita di questi giovani per chi sta loro accanto e per l’intera umanità. In modo misterioso ma molto reale, la sua presenza suscita nei nostri cuori, frequentemente induriti, una tenerezza che ci apre alla salvezza. Certamente, la vita di questi giovani cambia il cuore degli uomini e, per questo, siamo grati al Signore per averli conosciuti”:

Queridos amigos, nuestra sociedad, en la que ...
“Cari amici - ha concluso - la nostra società, nella quale troppo spesso si pone in dubbio la dignità inestimabile della vita, di ogni vita, necessita di voi: voi che contribuite a edificare la civiltà dell’amore".







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