Riconciliazione in Guinea con il contributo di cattolici e musulmani
L’arcivescovo di Conakry, mons. Vincent Coulibaly, e il capo della grande moschea
Fayçal di Conakry, l’imam El Hadj Mamadou Saliou Camara, sono stati nominati dal capo
dello Stato, Alpha Condé, a presiedere una commissione provvisoria incaricata di riflettere
sulle condizioni di fattibilità della riconciliazione in Guinea. La commissione –
ricorda ‘L’Osservatore Romano - dovrà prima di tutto coinvolgere e sensibilizzare
le personalità di spicco delle diverse comunità e di tutti i ceti sociali della Guinea.
Successivamente, dovrà suggerire al governo, nel più breve tempo possibile, proposte
concrete in vista della riconciliazione nazionale. La Commissione ha anche l’obiettivo
di lavorare in collaborazione con il presidente al fine di trovare una formula adatta
alla situazione specifica della Guinea. “Abbiamo più di mezzo secolo di pesante eredità
di cui farci carico — ha affermato il primo ministro Mohamed Saïd Fofana — ed è necessario
che la popolazione sia psicologicamente preparata e capace di accettare la verità
e di perdonarsi”. Il presidente Condé, ex professore di diritto all’università della
Sorbona, è fautore della riconciliazione e un fermo oppositore di tutte le dittature.
Nel 1970 era stato condannato a morte. Rientrato in patria all’inizio degli anni ‘90,
dopo più di trent’anni di esilio, ha trascorso due anni in prigione. Vinte le prime
elezioni libere del Paese, Alpha Condé ha più volte indicato la riconciliazione nazionale
come primo punto della sua agenda politica. Dall’inizio del suo mandato ha lavorato
alla formazione di un governo di unità nazionale (non una coalizione di partiti) che
rappresenti tutte le sensibilità sociali. In diverse occasioni, il presidente ha ribadito
che “la Guinea è non da ricostruire, ma da costruire”. Nonostante le sue immense ricchezze
minerarie, il Paese è lontano dall’autosufficienza alimentare. Metà della popolazione,
infatti, vive nella povertà. (A.L.)