Medio Oriente. Alta tensione dopo l'attentato ad Eilat. Raid israeliani su Gaza
Resta alta la tensione in Israele ha seguito l’attentato di ieri mattina ad Eilat,
dove un attacco a 2 autobus ha causato 15 morti: 8 cittadini israeliani (6 civili
e due militari) e 7 attentatori palestinesi. Nei raid israeliani di rappresaglia ieri
su Gaza sono morti altri 6 palestinesi e 5 egiziani, di cui 3 agenti. All'alba la
reazione palestinese ha interessato la regione del Neghev, colpita da ripetuti lanci
di razzi sparati da Gaza. Secondo molti analisti, i militanti starebbero sfruttando
il calo delle misure di sicurezza al confine con l’Egitto dopo la caduta del presidente
egiziano Mubarak. Linda Giannattasio ne ha parlato con Maria Grazia Enardu,
docente di relazioni internazionali all'Università di Firenze, esperta di Medio Oriente:
R. – Il confine
tra Egitto ed Israele è sempre stato abbastanza 'poroso'. Passava di tutto: emigranti
provenienti dall’Africa, merci, armi e così via. L’esercito egiziano, fino a pochi
mesi fa, controllava con più cura. Ora invece, l’Egitto tutto e l’esercito in particolare
ha altre priorità e non ha intenzione di fare un lavoro che vorrebbero lasciare ad
Israele.
D. – La primavera araba ha ridisegnato, secondo lei, anche
gli equilibri mediorientali?
R. – Sì, perché ha tolto di mezzo – almeno
temporaneamente – l’Egitto come garanzia di sicurezza di Israele lungo il confine
sud. Questo, quindi, più che aprire un fronte tra Egitto ed Israele riapre, in modo
nuovo, il problema di Gaza. Israele attribuisce ogni responsabilità a Gaza e teme
che questa sfrutti la lunga linea del confine egiziano per portare a termine azioni
che sono impossibili da condurre lungo il vero e proprio periodo di Gaza.
D.
– C’è quindi il confine territoriale ed un confine che passa attraverso l’Egitto…
R.
– Esatto. Ed è un confine complicato dalla presenza dei beduini. I beduini del Sinai
egiziano fanno da secoli affari con il contrabbando. I beduini israeliani sono molto
irritati con il governo d’Israele che li ha trattati male negli ultimi decenni e questo
ha creato un fortissimo scontento che può alimentare la crescita di traffici e movimenti
tra i due Paesi.
D. – Sembra già iniziata la rappresaglia di Israele:
ci sono già vittime a Gaza. Israele ha minacciato reazioni durissime…
R.
– La caratteristica di quest’attacco è che è stato plurimo e ben organizzato, e questo
lo dicono gli israeliani. Quindi è ancora più pericoloso, nell’ottica di Israele,
che cercherà in tutti i modi di farla pagare a chi l’ha organizzato, e secondo loro
l’ha organizzato Hamas. Anche se il fatto che abbiano parlato di Gaza come responsabile
e non di Hamas in modo specifico può lasciar pensare che considerino corresponsabili
dell’azione anche i palestinesi di Fatah ed il presidente Abu Mazen. Questo per una
mancata sorveglianza o forse per il tentativo che è in piedi di creare un governo
unico tra Cisgiordania e Gaza, tra Hamas e Fatah, che Israele considera estremamente
negativo. Teniamo anche presente che tra due settimane l’Onu dovrebbe occuparsi della
questione dell’eventuale riconoscimento dello Stato palestinese. Questo incidente,
quindi, è una miccia in un processo politico già molto incerto. (vv)