Vertice Fao a Roma sulla fame nel Corno d'Africa. Diouf: situazione inammissibile
E’ sempre più grave la crisi alimentare nel Corno d'Africa: sono 12 milioni le persone
colpite dalla fame, quasi 4 milioni delle quali in Somalia. Più di due milioni di
bambini rischiano la vita. Intanto si è aperto a Roma il vertice della Fao per rafforzare
la risposta internazionale a questa crisi. Una condizione “inammissibile”, l’ha definita
Jacques Diouf, direttore generale dell’organizzazione dell’Onu. E sulla gravità della
situazione sentiamo, al microfono di Irene Pugliese, Mario Raffaelli,
presidente di Amref Italia:
R. - Siamo
già arrivati a cinque aree dichiarate formalmente in stato di carestia da parte delle
Nazioni unite, da due aree che erano state dichiarate a luglio. In Somalia siamo ad
un tasso di malnutrizione della popolazione infantile dal 40 al 50%.
D.
– Quanto pesa l’instabilità politica di un Paese, che da ormai 20 anni è senza una
guida, su questa situazione?
R. – E’ il fattore principale, non a caso
la siccità colpisce tutto il Corno d’Africa, ma lì dove esistono delle istituzioni,
in qualche modo si riesce ad affrontarla, laddove, invece, c’è una situazione di gravissima
instabilità e guerriglia è tutto molto complicato, ed è il caso tipico della Somalia.
Ora a Mogadiscio, che è stata evacuata dagli Al Shabaab, possono arrivare gli aiuti,
anche se ci sono problemi su come vengono gestiti e distribuiti, è più complicato
nelle aree dove c’è il controllo degli Shabaab, perché lì vanno fatte trattative di
luogo in luogo, con i comandanti militari. Infatti, come è noto, ci sono diverse posizioni
all’interno di questo movimento ribelle sull’accettare o meno l’arrivo degli aiuti
internazionali.
D. – La situazione già di per sé critica viene aggravata
poi da massicce ondate migratorie di profughi che dalla Somalia si dirigono verso
i Paesi confinanti: Etiopia e Kenya...
R. – Questi Paesi devono affrontare
già di per sé una situazione critica. In Kenia la siccità è stata ed è fortissima,
quindi, evidentemente l’afflusso di 400 mila, 500 mila profughi in campi già sovraffollati
crea problemi, tensioni con la popolazione locale e a lungo andare anche problemi
di stabilità. Per questo poi, la prima fase degli aiuti si concentra proprio nel cercare
di alleviare le condizioni in questi campi...
D. – Come deve agire la
Comunità internazionale per essere utile concretamente?
R. – Deve accelerare
il passaggio dagli impegni formali alla trasformazione in fatti concreti. Non è accettabile
che ci sia un divario troppo ampio tra le Conferenze dove si prendono impegni e l’arrivo
degli aiuti sul terreno. (ma)