2011-08-18 14:31:38

Vertice Fao a Roma sulla fame nel Corno d'Africa. Diouf: situazione inammissibile


E’ sempre più grave la crisi alimentare nel Corno d'Africa: sono 12 milioni le persone colpite dalla fame, quasi 4 milioni delle quali in Somalia. Più di due milioni di bambini rischiano la vita. Intanto si è aperto a Roma il vertice della Fao per rafforzare la risposta internazionale a questa crisi. Una condizione “inammissibile”, l’ha definita Jacques Diouf, direttore generale dell’organizzazione dell’Onu. E sulla gravità della situazione sentiamo, al microfono di Irene Pugliese, Mario Raffaelli, presidente di Amref Italia:RealAudioMP3

R. - Siamo già arrivati a cinque aree dichiarate formalmente in stato di carestia da parte delle Nazioni unite, da due aree che erano state dichiarate a luglio. In Somalia siamo ad un tasso di malnutrizione della popolazione infantile dal 40 al 50%.

D. – Quanto pesa l’instabilità politica di un Paese, che da ormai 20 anni è senza una guida, su questa situazione?

R. – E’ il fattore principale, non a caso la siccità colpisce tutto il Corno d’Africa, ma lì dove esistono delle istituzioni, in qualche modo si riesce ad affrontarla, laddove, invece, c’è una situazione di gravissima instabilità e guerriglia è tutto molto complicato, ed è il caso tipico della Somalia. Ora a Mogadiscio, che è stata evacuata dagli Al Shabaab, possono arrivare gli aiuti, anche se ci sono problemi su come vengono gestiti e distribuiti, è più complicato nelle aree dove c’è il controllo degli Shabaab, perché lì vanno fatte trattative di luogo in luogo, con i comandanti militari. Infatti, come è noto, ci sono diverse posizioni all’interno di questo movimento ribelle sull’accettare o meno l’arrivo degli aiuti internazionali.

D. – La situazione già di per sé critica viene aggravata poi da massicce ondate migratorie di profughi che dalla Somalia si dirigono verso i Paesi confinanti: Etiopia e Kenya...

R. – Questi Paesi devono affrontare già di per sé una situazione critica. In Kenia la siccità è stata ed è fortissima, quindi, evidentemente l’afflusso di 400 mila, 500 mila profughi in campi già sovraffollati crea problemi, tensioni con la popolazione locale e a lungo andare anche problemi di stabilità. Per questo poi, la prima fase degli aiuti si concentra proprio nel cercare di alleviare le condizioni in questi campi...

D. – Come deve agire la Comunità internazionale per essere utile concretamente?

R. – Deve accelerare il passaggio dagli impegni formali alla trasformazione in fatti concreti. Non è accettabile che ci sia un divario troppo ampio tra le Conferenze dove si prendono impegni e l’arrivo degli aiuti sul terreno. (ma)







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