2011-08-18 15:40:54

Nepal: appello dei leader delle minoranze religiose contro le leggi anti-conversione


In Nepal i rappresentati delle minoranze religiose hanno lanciato un appello per modificare il nuovo codice penale che prevede pene severe per gli atti che inducono alla conversione e non rispettano le tradizioni indù. Il dibattito per la sua approvazione è iniziato in parlamento lo scorso 14 agosto e proseguirà nei prossimi giorni. Particolarmente controverso l’articolo 160 del nuovo codice penale che bolla come proselitismo qualunque gesto di comunicazione della propria fede a una persona. Le pene vanno da una multa di 470 euro a un massimo di cinque anni di carcere. Se il colpevole è uno straniero è prevista l’espulsione immediata dal Paese. Sono inoltre introdotte pene anche per chi offende la religione indù macellando carne bovina. Contro tutto ciò si sono mobilitate le minoranze religiose che si sono riunite in una conferenza organizzata in questi giorni a Kathmandu dall’Inter- religious Secularism Protection Movment. Durante l’incontro, di cui riferisce AsiaNews, è stato elaborato un documento che verrà consegnato nei prossimi giorni ai membri del parlamento. Proposto dai cattolici, l’incontro ha coinvolto leader protestanti, musulmani, buddisti, bahai, tribali, ma anche diversi esponenti dei principali partiti politici del Paese. In pratica, i leader religiosi e laici propongono una legge separata per la minoranze e la creazione di una commissione per gli affari religiosi che garantisca i diritti delle fedi diversi dall’induismo e tuteli il diritto di ciascun cittadino indù a convertirsi ad un’altra religione. Intanto, nonostante il codice sia ancora in fase di approvazione, in molti fanno notare la preoccupante crescita dell’estremismo indù nelle istituzioni, che rischia di vanificare decenni di lotta per portare democrazia e laicità nel Paese. Amar Dhoj Tamang, della tribù Tamang e vicepresidente del partito Tamsaling, ha raccontato che di recente alcuni membri della sua etnia sono stati arrestati a Kathmandu per aver ucciso e macellato una mucca. “Per secoli i Tamang si sono cibati di manzo - ha affermato – mangiare ciò che ci piace è un nostro diritto, ma per paura di essere arrestati abbiamo paura perfino di guardare le mucche”. Per Charan Prasai, attivista per i diritti umani i gruppi fondamentalisti indù vogliono fomentare la popolazione diffondendo l’illegittimità dello Stato laico. Secondo loro dopo la caduta della monarchia nel 2006, il popolo avrebbe dovuto scegliere se mantenere o meno l’induismo come religione di Stato. “Diritti fondamentali come democrazia e laicità – ha spiegato – non possono essere approvati o cancellati secondo i sentimenti della maggioranza”.(M.G.)







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