Scozia: si allarga la "marea nera" sulla costa orientale
Continua la fuoriuscita di petrolio a 180 chilometri da Aberdeen, sulla costa orientale
della Scozia. Una seconda falla è stata scoperta ieri dalla Shell, il gigante petrolifero
che controlla la piattaforma. Da mercoledì scorso, sono finite in mare almeno 260
tonnellate di greggio. Ma di chi è la responsabilità di questi incidenti? Dei governi
che concedono troppe licenze o delle compagnie? Irene Pugliese lo ha chiesto
a Matteo Mascia, coordinatore del progetto Etica e Politica ambientale della
Fondazione Lanza di Padova:
R. - Credo
che le responsabilità stiano da entrambe le parti: i governi dovrebbero muoversi nella
direzione di ridurre le concessioni petrolifere, rafforzando molto di più la ricerca
e l’investimento sul fronte delle energie rinnovabili. Penso all’eolico, penso al
fotovoltaico in particolare.
D. - A quasi un anno e mezzo dalla catastrofe
del Golfo del Messico, c’è stato un nuovo incidente. Ci sono voluti ben due giorni
prima che la Shell confermasse pubblicamente l’incidente…
R. - Il tema
della comunicazione dell’informazione dovrebbe trovare adeguate modalità di sanzioni
per quelle aziende e quei governi che non comunichino in tempo immediato gli incidenti
o i pericoli previsti. Anche perché queste compagnie petrolifere si stanno muovendo
sempre di più verso un aumento della produzione di petrolio in mare e in particolare
l’attenzione è rivolta verso l’Artico. Quindi la preoccupazione di trovare modalità
di controllo, di informazione e soprattutto di non concedere la possibilità di procedere
a perforazioni in Artico, dovrebbe essere al centro dell’agenda politica internazionale.
D. - Dove nascono le cause di questi incidenti? Si effettuano poche
verifiche? Si utilizzano piattaforme ormai obsolete?
R. - Io credo che
le ragioni siano molteplici. Ovviamente non c’è un’unica causa. Sicuramente siamo
di fronte a contesti molto estremi: siamo in alto mare, siamo a grandi profondità
ed è quindi chiaro che il controllo e la manutenzione hanno costi altissimi. E tutti
noi sappiamo, come in tempi di crisi, anche per le aziende che producono petrolio
questa situazione ha come ricaduta immediata quella della riduzione di alcune attenzioni.
Il rischio dell’incidente è sempre possibile. E questo ci deve portare a ragionare
sul fatto che dobbiamo trovare altre strade che garantiscano una maggiore sicurezza
sia per le persone sia per l’ambiente. (mg)