2011-08-17 16:06:09

Scozia: si allarga la "marea nera" sulla costa orientale


Continua la fuoriuscita di petrolio a 180 chilometri da Aberdeen, sulla costa orientale della Scozia. Una seconda falla è stata scoperta ieri dalla Shell, il gigante petrolifero che controlla la piattaforma. Da mercoledì scorso, sono finite in mare almeno 260 tonnellate di greggio. Ma di chi è la responsabilità di questi incidenti? Dei governi che concedono troppe licenze o delle compagnie? Irene Pugliese lo ha chiesto a Matteo Mascia, coordinatore del progetto Etica e Politica ambientale della Fondazione Lanza di Padova:RealAudioMP3

R. - Credo che le responsabilità stiano da entrambe le parti: i governi dovrebbero muoversi nella direzione di ridurre le concessioni petrolifere, rafforzando molto di più la ricerca e l’investimento sul fronte delle energie rinnovabili. Penso all’eolico, penso al fotovoltaico in particolare.

D. - A quasi un anno e mezzo dalla catastrofe del Golfo del Messico, c’è stato un nuovo incidente. Ci sono voluti ben due giorni prima che la Shell confermasse pubblicamente l’incidente…

R. - Il tema della comunicazione dell’informazione dovrebbe trovare adeguate modalità di sanzioni per quelle aziende e quei governi che non comunichino in tempo immediato gli incidenti o i pericoli previsti. Anche perché queste compagnie petrolifere si stanno muovendo sempre di più verso un aumento della produzione di petrolio in mare e in particolare l’attenzione è rivolta verso l’Artico. Quindi la preoccupazione di trovare modalità di controllo, di informazione e soprattutto di non concedere la possibilità di procedere a perforazioni in Artico, dovrebbe essere al centro dell’agenda politica internazionale.

D. - Dove nascono le cause di questi incidenti? Si effettuano poche verifiche? Si utilizzano piattaforme ormai obsolete?

R. - Io credo che le ragioni siano molteplici. Ovviamente non c’è un’unica causa. Sicuramente siamo di fronte a contesti molto estremi: siamo in alto mare, siamo a grandi profondità ed è quindi chiaro che il controllo e la manutenzione hanno costi altissimi. E tutti noi sappiamo, come in tempi di crisi, anche per le aziende che producono petrolio questa situazione ha come ricaduta immediata quella della riduzione di alcune attenzioni. Il rischio dell’incidente è sempre possibile. E questo ci deve portare a ragionare sul fatto che dobbiamo trovare altre strade che garantiscano una maggiore sicurezza sia per le persone sia per l’ambiente. (mg)








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