Iran: due donne cristiane in pericolo di morte per apostasia
Due donne iraniane, rinchiuse nella prigione di Evin per essersi convertite dall’islam
al cristianesimo, potrebbero affrontare una condanna a morte per apostasia. La denuncia,
ripresa da AsiaNews, è stata lanciata da Amir Javadzadeh, giornalista dell’emittente
cristiana londinese “Radio Farda”, secondo la quale le due donne potrebbero essere
condannate a morte anche se “non erano politicamente attive. Volevano solo servire
il popolo in base alla Bibbia”. Marzieh Amirizadeh, 30 anni, e Maryam Rustampoor,
27 anni, sono state arrestate lo scorso marzo, anche se la conversione data a 10 anni
fa. Javadzadeh ha aggiunto che le due donne sono diventate cristiane dopo “aver speso
molto tempo studiando testi religiosi e aiutando gli altri”. La legge iraniana non
prevede la pena di morte per apostasia, ma alcuni tribunali locali l’hanno comminata
di recente (anche se non è mai stata eseguita) basandosi su testi religiosi. Le autorità
sembrano preoccupate per un aumento della diffusione del cristianesimo, soprattutto
evangelico. In questo contesto, si colloca il sequestro di 6500 Bibbie annunciato
ufficialmente da Majid Abhari, consigliere del Comitato per gli Affari sociali del
parlamento iraniano. Abhari ha attaccato “quei missionari che hanno a disposizione
grandi somme di denaro e cercando di deviare i giovani iraniani”. I religiosi “hanno
cominciato una grande campagna per sviare l’opinione pubblica – ha aggiunto l’esponente
del parlamento iraniano – Quelle bibbie, a formato tascabile, stampate con la migliore
carta del mondo, ne sono la prova”. (M.G.)