Pellegrinaggio al Santuario del Divino Amore, il rettore don Silla: Maria brilla come
segno di speranza
Una grande Croce luminosa, realizzata dai detenuti del carcere romano di Rebibbia,
segnerà il transito del pellegrinaggio di questa notte al Santuario della Madonna
del Divino Amore. L’evento, come da tradizione, prenderà il via alle 24 da Piazza
di Porta Capena a Roma e giungerà alle 5 del mattino al Santuario. Il pellegrinaggio,
lo ricordiamo, si tiene anche il 7 dicembre, vigilia dell’Immacolata Concezione, ed
ogni sabato dopo Pasqua fino all’ultimo di ottobre. Massimiliano Menichetti
ha intervistato don Pasquale Silla, rettore del Santuario:
R. – Questo
pellegrinaggio acquista un particolare significato, specialmente in questo nostro
tempo, quando il mondo è inquieto, le comunità sono tutte un po’ preoccupate per tanti
motivi… e quindi il pellegrinaggio vuole essere anche un simbolo: è possibile uscire
dalla notte, uscire dal caos, uscire dall’inquietudine per approdare alla luce. Bisogna
cercarla, però, la luce. Allora il pellegrinaggio si affida all’intercessione materna
di Maria.
D. – Un pellegrinaggio, dunque, che fisicamente arriva al
Santuario del Divino Amore ma che altrettanto concretamente si incardina nel seno
di Maria …
R. – Maria ha affrontato la Croce; intrepida è stata presso
la Croce di Gesù, è rimasta in piedi: ha avuto la certezza che dalla Croce sarebbe
scaturita la salvezza. Così, anche il cristiano non si deve spaventare di fronte alle
difficoltà. Con il pellegrinaggio passiamo davanti alle Fosse Ardeatine, che ci ricordano
la violenza del passato ma ci riporta anche – purtroppo – in tante attuali situazioni
di violenza nel mondo, dalla fame, alle guerre, alle sommosse … Il cristiano deve
intensificare la preghiera per trovare il modo non solo di uscirne fuori, ma di trovare
soluzioni positive.
D. – Dunque, affidarsi alla Vergine non è un demandare
a Lei le responsabilità, ma diventare soggetti attivi in prima persona …
R.
– Non è Lei che viene a sostituirsi alle nostre responsabilità, ma ci aiuta a comprendere.
Lei è chiamata il faro, la sicura speranza per il pellegrinante popolo di Dio che
è la Chiesa: la Chiesa in cammino nel mondo, e vorrebbe sempre di più poter aiutare
l’umanità ad essere se stessa.
D. – Il pellegrinaggio termina al Santuario
del Divino Amore alle cinque del mattino di lunedì, in una cornice molto suggestiva
…
R. – E’ molto suggestiva perché il nostro Santuario ha tutte le pareti
a vetro, colorate, artistiche. Dunque, il cambiamento dalla notte al giorno avviene
proprio durante la Messa. Sembra proprio che l’Eucaristia, questa forza trasformante,
faccia passare l’uomo dalle tenebre alla luce, dalla notte al giorno, ma anche dalla
stanchezza alla speranza di un riposo dopo la fatica. Diventa veramente molto suggestivo
e coinvolgente.
D. – L’inizio di questo pellegrinaggio risale al 1919:
che cosa è cambiato in questi anni?
R. – Due caratteristiche veramente
eccezionali, a mio avviso: innanzitutto, non è una gita, il pellegrinaggio; è veramente
un cammino di fede, di preghiera. E l’altra caratteristica, che stiamo scoprendo ancora
di più in questi ultimi tempi, è la partecipazione dei giovani e degli stranieri.
D.
– Qual è il suo auspicio per questa notte in cui camminerete e pregherete verso il
cuore di Maria, affidandovi a Gesù?
R. – L’augurio che la Madonna assunta
in Cielo brilli davanti a tutti noi quale segno di sicura speranza e di consolazione.
E l’auspicio sarebbe questo: che Roma voglia prendere coscienza di questa opportunità
che viene offerta, perché questo pellegrinaggio del 15 agosto è singolare, ma tutti
i sabati – da Pasqua alla fine di ottobre – il pellegrinaggio alla Madonna del Divino
Amore è anche una sfida. Perché non camminiamo anche noi? (gf)