2011-08-14 13:54:26

Emergenza Corno d’Africa, Unicef: i bambini prime vittime della siccità


La grande siccità in Somalia sta affliggendo almeno 12 milioni di persone, spesso costrette a cercare rifugio nei campi profughi al confine con il Kenya. Come sempre accade in queste emergenze umanitarie, sono i più deboli, i bambini ad essere maggiormente esposti ai rischi della malnutrizione e alle malattie. Michele Raviart ne ha parlato con Roberto Salvan, direttore generale di Unicef Italia:RealAudioMP3

R. – Ci si trova di fronte a cifre veramente enormi, soprattutto nella Somalia meridionale: ormai, sono 15 ogni diecimila i bambini nella fascia di età da zero a cinque anni che muoiono ogni giorno: è un tasso di mortalità molto elevato. Per dichiarare lo stato di carestia, “bastano” quattro bambini su diecimila che muoiono ogni giorno e qui siamo arrivati a 15. Questo perché si fa molta fatica a raggiungere tutti i villaggi, tutte le aree dove ci sono bambini che sono rimasti con le loro mamme e non hanno avuto la capacità, la forza di spostarsi verso il Kenya o verso l’Etiopia. E ciò, nonostante l’impiego enorme di operatori umanitari e di organizzazioni che sono sul terreno.

D. – Questi bambini, spesso già malnutriti, partono per un viaggio molto lungo per raggiungere i campi profughi. Lì, che situazione trovano?

R. – Certamente, per chi ha avuto la forza di camminare per 20 o 25 giorni a piedi, senza cibo e senza acqua, i campi sono la soluzione dei problemi. Per questo, la comunità internazionale – tramite le organizzazioni che stanno intervenendo – stanno facendo arrivare nei campi cibo, medicinali e tutto quello che serve.

D. – C’è il rischio che questi bambini vengano arruolati come bambini soldato, magari in cambio di cibo?

R. – Certamente! Esistendo un conflitto militare, soprattutto i ragazzi adolescenti facilmente potrebbero essere arruolati, se non controllati e inseriti all’interno di un nucleo familiare, perché le persone armate hanno sempre con facilità accesso al cibo.

D. – Uno degli altri problemi, oltre la fame, è la carenza di istruzione …

R. – Questa carestia, purtroppo, toglierà i bambini dalle scuole, quelle poche che erano attive; soltanto il 20-25 per cento dei bambini e delle bambine avevano accesso all’istruzione, in Somalia. Se non si interviene ora, cercando di garantire nei campi, o nelle aree dove è possibile farlo, l’istruzione di base per tutti i bambini e le bambine che sia possibile raggiungere, il dopo-emergenza porterà una situazione ancora più grave. Per questo, anche l’impegno ad attivare i servizi scolastici, a formare e convincere gli insegnanti a tornare a scuola e ad essere, in qualche modo, pagati dallo Stato di Mogadiscio, è un elemento fondamentale per il futuro di questo Paese.

D. – Allo stato attuale, quanto pensate che possa durare l’emergenza?

R. – Se piove ad ottobre e se piove in modo copioso, i primi raccolti si potranno avere entro la fine dell’anno; ma se non piove ad ottobre, la situazione diventa davvero molto drammatica. Si continueranno a subire i danni della carestia almeno fino a metà del 2012. (gf)







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