2011-08-14 14:39:09

Campagna dell'Ospedale Bambino Gesù per sensibilizzare i giovani alla donazione del sangue


Sensibilizzare i giovani alla donazione del sangue. E’ la sfida che l’Ospedale Bambino Gesù ha lanciato in questi giorni. Si stima che il fabbisogno italiano sia di 2 milioni 400 mila unità all’anno e spesso questo traguardo non viene raggiunto; tra le priorità anche quella di aumentare il numero dei donatori abituali. Ricordiamo che per diventare donatore bisogna avere un’età compresa tra i 18 e i 60 anni ed essere in buono stato di salute. Camilla Spinelli ha intervistato il prof. Giancarlo Isacchi, responsabile del Servizio Immunotrasfusionale dell’Ospedale Bambino Gesù.RealAudioMP3

R. – Crediamo fermamente che il problema legato all’autosufficienza di sangue e di emo- componenti passi necessariamente per un’opera educazionale a livello giovanile. Questa è una politica che stiamo portando avanti da più tempo, anche in soggetti più giovani, in coloro che poi a 18 anni possono donare, quindi in bambini che poi arriveranno ad essere donatori dopo, ma che intanto possono anche loro svolgere un ruolo importante verso i genitori, perché se sono giovani a donare, lo faranno giovani anche i genitori.

D. – Secondo lei, manca un po’ la cultura della donazione in Italia?

R. – Si sta acquisendo rispetto ad epoche passate una maggiore cultura della donazione. La sensibilità, però, varia purtroppo ancora a seconda delle regioni. Vi sono segnali positivi nelle regioni centro-meridionali, dove la richiesta di sangue è maggiore. Significativa è anche la sensibilità a partire dalla Toscana, dall’Emilia-Romagna, e dal Veneto... Negli ultimi tempi, comunque, c’è un calo delle donazioni anche in regioni che prima erano fortemente autosufficienti.

D. – Il donatore abituale sa in che cosa consiste la donazione, poi c’è chi si avvicina per la prima volta e chi ha delle resistenze...

R. – Spesso le persone dicono: “Io non voglio avere a che fare con il sangue, non mi parlate di sangue”. Ci sono dei soggetti per i quali accostarsi a donare il sangue costituisce un impatto dal punto di vista emotivo molto forte, ma nella maggior parte dei casi questo ostacolo si supera molto facilmente. Le donne sono bravissime in questo, rispetto agli uomini, anche se la legge stabilisce che l’uomo può donare quattro volte l’anno e la donna, per ovvie ragioni, specialmente nell’età fertile, soltanto due volte l’anno. Ci sono persone che, interessate direttamente da patologie che colpiscono qualche familiare o qualche bambino, vengono a donare dopo che si sono rese conto della necessità che noi abbiamo di avere sangue a disposizione e da quel momento diventano donatori costanti, anche quando il loro figlio non ha più bisogno di sangue.

D. – Mi racconta un caso emblematico di questa campagna?

R. – Un genitore, nostro donatore volontario periodico, è venuto a donare, accompagnato dal figlio, e ha detto: “Come ha fatto mio padre nei miei confronti, così io faccio con mio figlio. Ha compiuto 18 anni due giorni fa e come segnale di avvenuta maturità lui viene e dona il sangue”. Questo è quello che noi perseguiamo! (ap)







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