Siria: raid dell'esercito a Latakia. Le preoccupazioni della comunità cristiana
Sempre delicata la situazione in Siria, dopo l’ennesimo venerdì di protesta costato
la vita a decine di civili. Stamattina i mezzi blindati dell’esercito sono entrati
nella città portuale di Latakia, dove hanno aperto il fuoco contro una manifestazione
anti-governativa. Fonti umanitarie riferiscono di rastrellamenti in corso casa per
casa. Nuove offensive delle forze di Damasco si segnalano anche nella città di Qusayr.
In questo clima di tensione "è urgente" preoccuparsi anche di quello che potrebbe
essere il destino delle comunità cristiane in Siria ma anche in tutti gli altri Paesi
del Medio Oriente: è quanto spiega padre Paul Karam, direttore nazionale delle
Pontificie Opere Missionarie in Libano raggiunto telefonicamente a Beirut da Francesca
Sabatinelli:
R. – Se il
problema del conflitto arabo–israeliano e del conflitto israelo–palestinese non verrà
risolto, non potremo mai prevedere una vera pace e una pace di giustizia, e la zona
sarà sempre disturbata. Noi siamo preoccupati soprattutto per i cristiani che sono
in tutti questi Paesi, e dove rappresentano la minoranza. Noi crediamo nella libertà
e nella democrazia, ad oggi il Libano è l’unico Paese in tutta questa zona con un
regime democratico e vorremmo che anche gli altri Paesi arabi adottino lo stesso regime.
Per esempio: l’Arabia Saudita non ha una democrazia, e allora perché nessuno della
Comunità internazionale chiede la democrazia in Arabia Saudita? Motivi politici, economici
...
D. – Ciò che sta accadendo in Siria nasce comunque da una spinta
interna dei siriani, che chiedono e vogliono le riforme…
R. – Sicuro,
ogni popolo ha il diritto di aspirare alla libertà, di avere uno spirito di democrazia,
noi vogliamo la libertà, ma dietro queste riforme cosa c’è? Se ci fosse una vera uguaglianza
tra tutti i Paesi, allora potremmo procedere con una tavola rotonda e discutere, veramente
sulla libertà politica, la libertà religiosa e anche sui diritti umani che devono
essere rispettati.
D. – Il regime di Bashar al Assad sembra ormai sempre
più isolato. A suo giudizio, se dovesse cadere, quale scenario potrebbe aprirsi?
R.
– C’è sempre il rischio di ripetere lo stesso scenario dell’Iraq, e tutti i Paesi
possono ben vederlo. Hanno cacciato Saddam Hussein e dopo, soprattutto per le comunità
cristiane, siamo stati testimoni di una grande emorragia, di emigrazione verso tutto
il mondo. Non voglio dire che il regime sia buono o meno, non è il mio compito ma,
ripeto ancora che se ci dovranno essere delle riforme dovranno essere delle riforme
per tutti i Paesi. Noi crediamo alla libertà, crediamo alle riforme, vogliamo queste
due cose, ma senza gli interessi politici ed economici che i grandi Paesi utilizzano
ai danni della gente debole. Il popolo cristiano è un popolo che crede nella speranza.
Chiedo a tutti di pregare perché ci sia una vera speranza di pace in questa zona del
Medio Oriente. Non può esistere più un Medio Oriente che sta sotto un vulcano, il
Medio Oriente ha il diritto ad avere un clima di pace. (ma)