Siria: l'esercito spara ancora sui civili durante le manifestazioni anti-regime
Giornata di protesta in Siria, dove dopo la tradizionale preghiera del venerdì, manifestazioni
anti-regime si sono svolte per la 22.ma settimana consecutiva. A Deir Ezzor, a nord-est
della capitale Damasco, i militari hanno aperto il fuoco contro i civili all’uscita
di una moschea. Manifestazioni si sono svolte nella capitale Damasco, dove questa
mattina un uomo è stato ucciso dalle forze di sicurezza siriane mentre cercava di
fuggire da un arresto. Uccisa anche una donna durante un’operazione di polizia nella
provincia di Idlib, mentre i comitati siriani di coordinamento della rivolta parlano
di altri cinque civili uccisi dall’esercito in tutto il Paese.
Libia Si
combatte ancora in Libia, dove la situazione sembra in evoluzione dopo alcune settimane
di stallo. Il servizio di Michele Raviart:
Le truppe
fedeli a Gheddafi controllano ancora il terminale petrolifero di Brega, nella Libia
orientale. Ad affermarlo è un portavoce degli insorti, che nella giornata di ieri
avevano conquistato la parte residenziale della città, cruciale snodo per l’esportazione
degli idrocarburi libici. La guerra prosegue anche ad ovest, con le forze ribelli
che si sono stabilizzate vicino a Zawiyah, a 50 chilometri dalla capitale Tripoli,
roccaforte di Gheddafi. Secondo il generale Bouchard, comandante dell’operazione Nato
che da cinque mesi sta bombardando il Paese, “le forze di Gheddafi non sono più in
grado di condurre un’offensiva credibile su larga scala” e l’esercito del rais sarebbe
così indebolito “da non essere più un pericolo per i civili”. Sul piano diplomatico
si registra la presa di posizione della Russia, che, dopo l’astensione del marzo scorso
ha ratificato questa mattina la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu contro
Gheddafi. Preoccupazione è stata espressa invece dal segretario generale dell’Onu,
Ban Ki-moon, che ha definito inaccettabile il numero crescente di civili uccisi in
Libia, anche a causa dei raid della Nato.
Iraq Quattro bombe
sono esplose questa notte a Baghdad, causando decine di feriti. Obiettivi degli attentatori
sono stati due negozi di alcolici, un ponte e una pattuglia dell’esercito. In precedenza
due ordigni avevano colpito la casa di un ufficiale della polizia a Ramadi, a cento
chilometri ad ovest della capitale, uccidendo tre persone e ferendone 24.
Tunisia Venticinque
famigliari e componenti del gruppo vicino all’ex-presidente Ben Ali hanno ricevuto
pene dai quattro mesi ai sei anni nel processo per la tentata fuga dal Paese nel gennaio
scorso. Le accuse rivolte agli imputati riguardavano il possesso illegale di grandi
somme di denaro e il traffico di gioielli. Assolto invece l’ex capo della sicurezza
di Ben-Ali, accusato di complicità nella fuga e falsificazione di passaporti.
Afghanistan Hamid
Karzai non si candiderà per un terzo mandato presidenziale. La Costituzione afghana
non prevede più di due mandati presidenziali consecutivi e la sua candidatura sarebbe
“sconveniente” per il Paese, ha detto lo stesso Karzai. Intanto si contano nuove vittime
tra le file delle truppe internazionali: un militare francese è morto ed altri quattro
sono rimasti feriti da un ordigno rudimentale durante un pattugliamento nelle valle
di Tagab, a nord di Kabul. Stessa sorte per un soldato della coalizione internazionale
Isaf, nell’Afghanistan orientale, mentre un attacco degli insorti ha ucciso un altro
militare nel sud del Paese.
Pakistan Un soldato pakistano è stato
condannato a morte per aver ucciso a bruciapelo un ragazzo all’uscita di un parco
di Karachi. L’episodio, avvenuto l’8 giugno scorso, era stato ripreso da un videoamatore
e trasmesso in tutto il Paese, nel quale si vedeva chiaramente l’esecuzione del giovane
ventiduenne, trascinato per i capelli e accusato di furto. La pena è stata comminata
dalla Corte speciale antiterrorismo, che ha condannato all’ergastolo le altre cinque
guardie che avevano partecipato alla cattura. Mai prima d’ora in Pakistan un tribunale
civile aveva condannato a morte un militare.
Turchia Un incendio
ha danneggiato, ieri sera, un tratto del gasdotto turco-iraniano vicino alla città
di Agri, nella Turchia orientale. Le autorità locali hanno stabilito che l’incidente
sarebbe di matrice terrorista, sebbene non abbiano ancora identificato gli autori
dell’attentato. Le perdite del gasdotto sono state fermate da un intervento dei pompieri,
mentre il Ministero dell’energia turco ha stimato in una settimana la durata dei lavori
di riparazione. Si ipotizza il coinvolgimento dei separatisti curdi del Pkk, che da
quasi trent’anni compiono azioni armate contro il governo di Ankara, al fine di ottenere
l’indipendenza dell’est del Paese, a maggioranza curda.
Ucraina Rimarrà
in carcere la ex premier ucraina Iulia Timoshenko: la Corte d'appello di Kiev ha infatti
deciso di rigettare la richiesta di scarcerazione, dietro cauzione, avanzata dai legali
della donna. L'eroina della "Rivoluzione arancione" è stata arrestata venerdì scorso
mentre era in aula, per il suo atteggiamento giudicato irriverente nei confronti di
corte e testimoni, durante il processo che la vede imputata per abuso di potere riguardo
a un contratto per le forniture di gas russo del 2009: è infatti accusata di aver
imposto alla società statale energetica "Naftogaz" un accordo svantaggioso con il
colosso russo "Gazprom". La Timoshenko si è invece sempre proclamata innocente, accusando
il presidente Yanukovich di voler danneggiarla in vista delle elezioni parlamentari
del 2012 e delle presidenziali del 2015. Ce ne parla Fabrizio Dragosei, corrispondente
da Mosca del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Sicuramente,
c’è qualcosa di politico in tutto quello che sta accadendo alla Timoshenko. L’arresto
è avvenuto con l’accusa di disprezzo per la Corte, perché la Timoshenko non riconosceva
questo Tribunale e diceva – ha sempre detto e continua a dire – che il giudice è "imbeccato"
dal potere politico. L’accusa fondamentale - quella di corruzione per aver firmato
un accordo sul gas con la Russia che, secondo l’attuale presidente Yanukovic, sarebbe
sfavorevole all’Ucraina - è abbastanza strana, perché l’accordo è quello che è ancora
in vigore ed ha fatto sì che l’Ucraina riprendesse ad avere forniture di gas. Ricordiamo
che l’intesa fu firmata quando i prezzi del gas erano molto alti. Certo, oggi sono
più bassi ma il gas oscilla e, nel momento in cui si firma un accordo, ci si deve
basare sulle condizioni di mercato del momento. Il meccanismo, secondo i difensori
della Timoshenko, è molto semplice: ottenendo una condanna, sia pure lievissima e
sia pure – magari – con la condizionale, la Timoshenko diverrebbe una pregiudicata
e quindi non sarebbe più candidabile alle elezioni politiche e alle elezioni presidenziali.
D.
– Non è, comunque, la prima volta che vengono avanzati dubbi sulle decisioni prese
dalla Timoshenko durante il suo governo …
R. – Certamente. Ma diciamo
che i rapporti tra la Timoshenko e l’attuale presidente Yanukovic sono sempre stati
molti ostili. Yulia, l’eroina della ‘Rivoluzione arancione’ che, assieme a quello
che poi divenne il presidente Yushenko, riuscì nel 2004 a capovolgere il risultato
elettorale - che, è stato poi accertato dalla magistratura, grazie a brogli aveva
portato al successo Yanukovic - è sempre stata vista come fumo negli occhi dallo stesso
Yanukovic, uomo vicino a Mosca. Poi, però, nel frattempo, la Timoshenko è riuscita
a litigare violentemente anche con Yushenko, il suo ex-alleato, e l’opposizione frantumata
ha portato alla rielezione, alle ultime presidenziali, proprio di Yanukovic. Però,
questo arresto della Timoshenko l’ha rilanciata nel campo occidentale tanto che Stati
Uniti e anche molti Paesi dell’Europa stanno iniziando a far sentire la loro voce.
D.
– Dal 2004 ad oggi, cosa rimane degli ideali della “Rivoluzione arancione” e dei suoi
protagonisti?
R. – Diciamo che l’Ucraina è cambiata profondamente: anche
Yanukovic si è dovuto adeguare molto, tanto che oggi punta ad una futura integrazione
europea dell’Ucraina. In questi giorni vedremo poi come si comporteranno i principali
Paesi occidentali nei confronti di Kiev, perché sta arrivando in città una missione
del Fondo monetario internazionale che deve sborsare una nuova tranche del grande
prestito che dovrebbe servire a salvare l’economia ucraina. (gf)
Myanmar Il
nuovo governo birmano ha esortato la dissidente Aung San Suu Kyi, premio Nobel per
la pace nel 1991, a registrare come partito la sua "Lega nazionale per la Democrazia",
al fine di poter prendere parte legalmente alla competizione politica. Aung San Suu
Kyi ha cominciato a fine luglio a incontrare membri del governo, che da fine marzo
ha preso il posto della giunta dimissionaria del generale Than Shwe.
Giappone Il
governo giapponese ha quantificato oggi l’impatto sull’economia del terribile sisma
che l’11 marzo scorso ha causato 20mila morti tra la popolazione. Secondo le previsioni
il Pil del Paese sarà dello 0.5% più basso di un punto percentuale rispetto alle aspettative,
in un contesto che deve già fare i conti con una forte recessione economica. “Il sisma
ha danneggiato le industrie nelle zone devastate, rotto i canali di approvvigionamento
e causato un crollo della produzione in tutto l’arcipelago”, si legge nel comunicato,
mentre “il consumo è diminuito a causa del deterioramento del morale dei cittadini”.
Inoltre, il blocco di tre quarti delle centrali nucleari, dopo l’incidente di Fukushima,
ha costretto il Paese a ridurre il consumo d’elettricità, che ha indebolito ulteriormente
le attività economiche. (Panoramica internazionale a cura di Michele Raviart)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 224