Resta in carcere l'ex premier ucraina Iulia Timoshenko
Rimarrà in carcere la ex premier ucraina Iulia Timoshenko: la Corte d'appello di Kiev
ha infatti deciso di rigettare la richiesta di scarcerazione, dietro cauzione, avanzata
dai legali della donna. L'eroina della "Rivoluzione arancione" è stata arrestata venerdì
scorso mentre era in aula, per il suo atteggiamento giudicato irriverente nei confronti
di corte e testimoni, durante il processo che la vede imputata per abuso di potere
riguardo a un contratto per le forniture di gas russo del 2009: è infatti accusata
di aver imposto alla società statale energetica "Naftogaz" un accordo svantaggioso
con il colosso russo "Gazprom". La Timoshenko si è invece sempre proclamata innocente,
accusando il presidente Yanukovich di voler danneggiarla in vista delle elezioni parlamentari
del 2012 e delle presidenziali del 2015. Ce ne parla Fabrizio Dragosei, corrispondente
da Mosca del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Sicuramente,
c’è qualcosa di politico in tutto quello che sta accadendo alla Timoshenko. L’arresto
è avvenuto con l’accusa di disprezzo per la Corte, perché la Timoshenko non riconosceva
questo Tribunale e diceva – ha sempre detto e continua a dire – che il giudice è "imbeccato"
dal potere politico. L’accusa fondamentale - quella di corruzione per aver firmato
un accordo sul gas con la Russia che, secondo l’attuale presidente Yanukovic, sarebbe
sfavorevole all’Ucraina - è abbastanza strana, perché l’accordo è quello che è ancora
in vigore ed ha fatto sì che l’Ucraina riprendesse ad avere forniture di gas. Ricordiamo
che l’intesa fu firmata quando i prezzi del gas erano molto alti. Certo, oggi sono
più bassi ma il gas oscilla e, nel momento in cui si firma un accordo, ci si deve
basare sulle condizioni di mercato del momento. Il meccanismo, secondo i difensori
della Timoshenko, è molto semplice: ottenendo una condanna, sia pure lievissima e
sia pure – magari – con la condizionale, la Timoshenko diverrebbe una pregiudicata
e quindi non sarebbe più candidabile alle elezioni politiche e alle elezioni presidenziali.
D.
– Non è, comunque, la prima volta che vengono avanzati dubbi sulle decisioni prese
dalla Timoshenko durante il suo governo …
R. – Certamente. Ma diciamo
che i rapporti tra la Timoshenko e l’attuale presidente Yanukovic sono sempre stati
molti ostili. Yulia, l’eroina della ‘Rivoluzione arancione’ che, assieme a quello
che poi divenne il presidente Yushenko, riuscì nel 2004 a capovolgere il risultato
elettorale - che, è stato poi accertato dalla magistratura, grazie a brogli aveva
portato al successo Yanukovic - è sempre stata vista come fumo negli occhi dallo stesso
Yanukovic, uomo vicino a Mosca. Poi, però, nel frattempo, la Timoshenko è riuscita
a litigare violentemente anche con Yushenko, il suo ex-alleato, e l’opposizione frantumata
ha portato alla rielezione, alle ultime presidenziali, proprio di Yanukovic. Però,
questo arresto della Timoshenko l’ha rilanciata nel campo occidentale tanto che Stati
Uniti e anche molti Paesi dell’Europa stanno iniziando a far sentire la loro voce.
D.
– Dal 2004 ad oggi, cosa rimane degli ideali della “Rivoluzione arancione” e dei suoi
protagonisti?
R. – Diciamo che l’Ucraina è cambiata profondamente: anche
Yanukovic si è dovuto adeguare molto, tanto che oggi punta ad una futura integrazione
europea dell’Ucraina. In questi giorni vedremo poi come si comporteranno i principali
Paesi occidentali nei confronti di Kiev, perché sta arrivando in città una missione
del Fondo monetario internazionale che deve sborsare una nuova tranche del grande
prestito che dovrebbe servire a salvare l’economia ucraina. (gf)