I vescovi del Salvador preoccupati per gli effetti della crisi statunitense
I vescovi del Salvador hanno espresso preoccupazione per l’effetto che la crisi del
debito degli Stati Uniti può avere sull’economia del Paese centroamericano. “Ci preoccupa
molto questa situazione, che non è nuova e già si aggiunge ad una crisi economico-finanziaria
globale”, ha sottolineato l’arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas.
Il presule ha ricordato che l’agenzia Standard&Poor’s (S&P) ha deciso, venerdì scorso,
di declassare il rating degli Stati Uniti. Per la prima volta nella storia, Washington
perde la tripla A, simbolo di garanzia assoluta, e scende al livello di AA più. El
Salvador — ha ricordato il presule — è partner commerciale degli Stati Uniti. Questa
crisi – ha aggiunto il presule - può diventare “un’occasione per tentare di superare
le non poche difficoltà che sta patendo l’economia salvadoregna”. L’economia del Salvador
– ricorda l’Osservatore Romano - è agganciata al dollaro dal 2001 e dipende dai contributi
degli Stati Uniti. Contributi che, nel primo semestre di quest’anno, hanno raggiunto
1.813,5 milioni di dollari, 4,3 per cento in più rispetto allo stesso periodo del
2010. Secondo l’arcivescovo di San Salvador, l’attuale situazione deve indurre ad
una “profonda riflessione” sul sistema economico-finanziario del Paese per ricercare
ulteriori, efficaci misure soprattutto sul versante dello sviluppo. Mons. José Luis
Escobar Alas tra le problematiche più preoccupanti indica il “permanente fenomeno
della disoccupazione e delle forme antiche e nuove di povertà”, l’inquinamento ambientale,
l’intreccio perverso fra interessi economici e decisioni politiche e anche l’induzione
artificiosa di bisogni e di modi di vita che corrompono il comune patrimonio culturale
ed etico. È necessario allora — ha osservato il presule — che i fenomeni negativi
siano fatti oggetto di una puntuale e vibrata denuncia per richiamare l’attenzione
e scuotere la coscienza collettiva e di quanti hanno particolari responsabilità. L’arcivescovo
ha richiamato a divenire “consapevoli dell’importanza di progredire ulteriormente
in modo autonomo, indipendente” affinché non si “rimanga inattivi e prostrati” se
il Paese dovesse rimanere senza aiuti esterni di cui ha bisogno. (A.L.)