Vescovi sudafricani delusi per il prestito senza condizioni di Pretoria allo Swaziland
“Una misura molto deludente che tuttavia non sorprende”. Così il cardinale Wilfrid
Napier, portavoce della Conferenza episcopale dell’Africa meridionale, ha commentato
la decisione del governo sudafricano di concedere un prestito di 355 milioni di dollari
allo Swaziland. L’enclave sudafricana governata dall’ultima monarchia assoluta del
Continente è alle prese con una grave crisi economica e finanziaria. Di qui la decisione
del governo di Pretoria di intervenire per salvarlo da una possibile bancarotta. Una
decisione – riferisce l’agenzia Cns – giudicata discutibile dai vescovi sudafricani
che lo scorso mese di giugno avevano chiesto di subordinare l’eventuale concessione
di un prestito ad una radicale riforma in senso democratico nel Paese e all’abolizione
di tutti i privilegi le prerogative della famiglia reale. Nello Swaziland – rendono
noto fonti locali - il re Mswati III è accusato di gravi violazioni dei diritti umani
oltre e di malversazioni. Da anni il Paese, abitato da oltre un milione e 300 mila
persone, è colpito da una grave crisi sociale ed economica. Alla più alta percentuale
di infezioni di Aids del mondo, che raggiunge il 26% della popolazione, si aggiungono
la più bassa speranza di vita del mondo (32 anni) e un tasso di disoccupazione del
40%. Il 70% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, con meno di
6 dollari al giorno. Una situazione su cui i vescovi dell’Africa australe avevano
richiamato l’attenzione lo scorso giugno, al termine di una visita di una delegazione
della Conferenza episcopale dell’Africa meridionale in Swaziland. I presuli avevano
chiesto, tra l’altro, un intervento dell’Unione Africana e della Comunità di Sviluppo
dell’Africa meridionale. (L.Z.)