Morti sul lavoro: nel 2011 in Italia un incremento del 7,5% rispetto al 2010
“Le morti sul lavoro sono una tragedia che chiede interventi concreti nel campo della
prevenzione”. Così Federico Maritan direttore dell’Osservatorio sul Lavoro
di Vega Engineering che stima dall’inizio del 2011 un incremento del 7,5%, rispetto
allo scorso anno, delle morti bianche. Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemente
detengono il primato di vittime in relazione alla popolazione residente. Agricoltura
ed edilizia i settori a maggior rischio. Massimiliano Menichetti:
Un vero
e proprio bollettino di guerra quello delle cosiddette “morti bianche”, ovvero le
vittime del lavoro spesso causate per mancanza di adeguati sistemi di sicurezza a
volte per tragiche fatalità. Solo quest’anno secondo Vega Engineering in Italia hanno
perso la vita dall’inizio dell’anno 301 persone, il 7,5% in più rispetto al 2010.
Agricoltura ed edilizia i settori più a rischio senza considerare le morti sulle strade
per motivi di lavoro. Federico Maritan direttore dell’Osservatorio sul Lavoro di Vega
Engineering.
“Siamo di fronte ad una frazione di tutti i morti sul lavoro.
Quelli che vedete indicati da noi sono morti, escludendo tutti quei casi che avvengono
nella circolazione stradale: questo per dire che è una frazione che è meno della metà
del complessivo”.
Per la prima volta, le statistiche rilevano che
la fascia d’età maggiormente coinvolta nelle morti bianche risulta essere quella dai
50 ai 59 anni. La mappa sul territorio assegna il drammatico primato al Nord capolista
la Lombardia seguita da Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. Ma i dati ribaltano gli
scenari se si prende in considerazione il numero di occupati e non la quantità di
persone presenti sul territorio. Ancora Federico Maritan.
“In questo
momento, guardando il dato assoluto, la Lombardia sembra in testa, mentre all’ultimo
posto ci sono il Molise e la Valle d’Aosta. Se, però, andiamo a vedere l’indice degli
infortunati sulla base della popolazione occupata, scopriamo che la situazione è praticamente
invertita: la Lombardia al 19.mo posto, mentre la Valle d’Aosta e il Molise sono rispettivamente
al primo e al secondo posto. Benché in termini assoluti la maggior parte degli infortuni
avvengano nelle regioni più popolose, suddividendo in macro aeree l’Italia, le isole
sono nella prima posizione, andando a vedere il numero di infortunati rispetto alla
popolazione occupata, seguiti dal Nord-Est in seconda posizione, dal Sud in terza
posizione e poi dal Centro e dal Nord-Ovest: c’è un’assenza totale di cultura della
sicurezza”.
Centrale per fronteggiare il fenomeno, l’incremento delle
campagne di sensibilizzazione a 360 gradi:
“La cultura deve essere diffusa
a tutti i livelli, non solo a chi lavora, ma anche a chi è committente del lavoro.
Nella scelta dell’impresa naturalmente conta anche il livello di sicurezza con cui
viene fatto il lavoro”.
Secondo pilastro per abbattere le morti bianche,
secondo Maritan, anche l’aumento dei controlli:
“Questo naturalmente
è alla base della sensibilizzazione, perché il controllo non è solo un momento repressivo,
ma può essere anche, se l’ente di controllo si comporta in modo corretto, un momento
formativo per chi riceve il controllo. (ap)