Vent'anni fa l'uccisione del giudice antimafia Scopelliti, la testimonianza della
figlia Rosanna
“Antonino Scopelliti ha offerto il sacrificio estremo all'amore per la verità, al
rispetto per l'etica professionale e al rifiuto della corruzione e delle intimidazioni”.
Sono le parole del presidente del Senato, Renato Schifani, nel messaggio inviato,
nel ventesimo anniversario dell'assassinio del giudice calabrese, alla figlia Rosanna.
Il magistrato venne ucciso in un agguato mafioso vicino Reggio Calabria e ad oggi
non si conoscono né mandanti né moventi. L’assassinio aprì la cosiddetta “stagione
delle stragi”. Massimiliano Menichetti.
Antonino
Scopelliti nasce a Campo Calabro nel 1935; a 24 anni è già magistrato. Integerrimo
paladino della giustizia è stato in prima linea in vari processi di mafia, camorra,
‘ndrangheta e terrorismo. Il 9 agosto del 1991, proprio in località
Campo Piale (Campo Calabro a pochi chilometri da Villa San Giovanni), dove tornava
ogni anno per trascorrere le vacanze estive, viene intercettato a bordo della sua
auto, presumibilmente da una motocicletta, ed ucciso con un fucile a pallettoni: aveva
56 anni. Antonino, in qualità di Sostituto Procuratore Generale presso la Suprema
Corte di Cassazione,si stava preparando a rigettare i ricorsi
dei mafiosi condannati nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra. Giovanni Falcone parlò
del collega come di un “magistrato chiave nella lotta alla mafia”; Antonino Caponetto
lo definiva “invulnerabile ed incorruttibile”: rifiutò infatti 5 miliardi di Lire
che gli furono offerti per proteggere i boss. La sua morte, attuata presumibilmente
da ‘ndrangheta, aprì la stagione delle stragi, ovvero la sanguinosa offensiva della
criminalità organizzata contro lo Stato. Dopo venti anni, però, nonostante due processi,
condanne e successive assoluzioni, non si conoscono né mandanti né movente. Ventiquattro
boss mafiosi tra i quali Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Filippo Graviano e
Nitto Santapaola furono assolti dall’accusa di mandanti, dopo la condanna in primo
grado.
Rosanna Scopelliti figlia del magistrato e presidente
della Fondazione Antonino Scopelliti:
R. – E’ assurdo che a vent’anni
ancora non ci sia giustizia e che nel corso di tutti questi anni papà sia stato quasi
completamente dimenticato.
D. – Questa sera a Reggio Calabria si chiude
un ciclo di tre giorni proprio per ricordare la figura di suo padre. Cosa vuole sottolineare
questa iniziativa?
R. – Abbiamo voluto dare un messaggio ai giovani,
ma soprattutto ai calabresi: che anche loro trovino la forza e la volontà di reagire,
di dire di ‘no’ all’ultrapotere della ‘ndrangheta. Sicuramente, molte cose stanno
cambiando. Percepisco più vicinanza verso i magistrati e maggiore sensibilità vero
il problema, però penso che ancora molto ci sia da fare.
D. – Lei ha
27 anni: cosa si sente di dire ai giovani della sua età?
R. – Doverli
convincere assolutamente di non perdere mai la speranza, di volersi impegnare sempre
per poter cambiare. Ma bisogna lottare, e parlo soprattutto con la consapevolezza
che ci sono persone che si sono immolate per questo Paese.
D. – E’ possibile
sconfiggere le mafie, secondo lei?
R. – Sì. Penso che tutti insieme,
nel quotidiano, nelle scelte che noi facciamo ogni giorno, possiamo trovare la forza
per sconfiggere ogni tipo di mafia.
D. – Vuole condividere un ricordo
di suo padre ai microfoni della Radio Vaticana?
R. – Era semplicemente
un papà. Un papà meraviglioso che cercava di trascorrere con me il maggior tempo possibile,
che non mi ha mai fatto pesare il suo lavoro né le situazioni in cui noi abbiamo vissuto.
(gf)