2011-08-09 13:46:49

Giornata internazionale dei popoli indigeni, Ban Ki-moon: difendere i loro diritti, valorizzare la loro cultura


5000 diversi gruppi in 90 Paesi per un totale di circa 370 milioni di persone nel mondo: sono le cifre che identificano la realtà dei popoli indigeni di cui oggi l’Onu celebra la Giornata internazionale. Nel suo messaggio per l’occasione, il segretario generale Ban Ki-moon sottolinea la responsabilità di “difendere i diritti e la dignità di popolazioni che spesso soffrono emarginazione, povertà estrema e perdita di risorse e territori”, ricordando il “contributo culturale che portano in eredità” e il loro bagaglio di “creatività e innovazioni che vediamo nelle arti, letteratura e scienze”. Delle sfide in tema di popolazioni indigene, Fausta Speranza ha parlato con Stefano Femminis, direttore della rivista "Popoli":RealAudioMP3

R. - Dal punto di vista culturale, c’è un problema ancora di affermazione della identità indigena che è minacciata dall’invasione dei modelli consumistici e occidentali: molte popolazioni indigene - in particolare in America Latina, ma in realtà anche molto in Africa e in Asia - sono alle prese con questo problema. Ovviamente ciò comprende anche il discorso della religiosità, nel senso che la religione dei popoli indigeni, le religioni tradizionali, rischiano di essere assorbite o annullate da una sorta di imposizione delle religioni che vengono portate non con quello spirito di inculturazione e di rispetto che si dovrebbe avere, ma come una imposizione. Questo è successo - ovviamente - soprattutto tanti secoli fa, mi riferisco soprattutto all’America Latina: in parte, però, può succedere anche oggi. Il secondo aspetto è quello relativo agli aspetti socio-economici: diritti dei popoli indigeni a partire dai diritti di proprietà sui loro territori, che sono spesso minacciati dalle multinazionali e da interessi di altri.

D. - Nel 2014 ci sarà la Conferenza mondiale per i popoli indigeni: che cosa si dovrebbe fare in vista di questo appuntamento?

R. - Questi appuntamenti sono più che altro un modo per richiamare l’attenzione della Comunità internazionale su questi problemi. Ricordo anche che lo scorso anno si è concluso il decennio dell’Onu per i diritti dei popoli indigeni: chiaramente queste sono occasioni importanti e preziose in cui si fanno dei progetti, si portano avanti delle campagne anche di sensibilizzazione. Ma per altri aspetti rimangono un po’ sulla carta delle buone intenzioni…

D. - Globalizzazione e popoli indigeni, una sua riflessione...

R. - Rispetto tra il “locale” e il “globale”: nel senso che se c’è una situazione in cui il rispetto dei diritti e delle tradizioni locali è importante è proprio quella dei popoli indigeni, nel senso che sono i portatori di valori che rischiano di estinguersi. Di fronte a questo la globalizzazione tende a imporre un po’ le sue leggi e nel nome del villaggio globale si annullano poi le tradizioni, le culture e le ricchezze locali. Si tratta quindi di lavorare su questi due termini: “locale” e “globale”, tenendo presente che chiaramente non è che la globalizzazione ha soltanto difetti! Anzi, c’è poi tutto un discorso di sviluppo economico e di miglioramento per esempio delle condizioni di salute e di vita, del livello d’istruzione. Non bisogna rimanere al mito - come dire - del "buon selvaggio", ma c’è tutto un discorso da fare di autentico rispetto dei valori e delle tradizioni local, che vanno salvaguardate! (mg)







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