Pakistan: nuovo caso di conversione forzata all'islam di una ragazza cristiana
In Pakistan, una ragazza cristiana è stata vittima di un nuovo caso di conversione
forzata. Mariam Gil, questo il nome della giovane, è stata rapita la scorsa settimana
in una cittadina a 20 km dalla capitale Islamabad da un musulmano del posto, Muhammad
Junaid, e ed è stata costretta a sposarsi dopo essersi convertita all’Islam. Munir
Gill, il padre della ragazza, riferisce ad AsiaNews che l’uomo, “un importante uomo
d’affari”, aveva da tempo messo gli occhi sulla figlia, ingiungendogli “di acconsentire
al matrimonio”. Il padre ha aggiunto poi di aver esposto “più volte la vicenda” al
padre del ragazzo e alla polizia, “senza risultato”. Dopo aver appreso del sequestro,
il genitore e il fratello di Mariam si sono recati a denunciare il fatto alla polizia,
che ha risposto in maniera evasiva. Un funzionario delle forze dell’ordine ha parlato
di Muhammad Junaid, come di un “rispettabile uomo d’affari musulmano” e ha affermato
che la ragazza si sia convertita e sposata “di sua spontanea volontà”. Per il leader
islamico locale, il sequestratore “ha seguito i precetti della Shariah e, convertendo
una non musulmana, ha compiuto un gesto nobile”. Venerdì scorso, Mariam Gill, interrogata
dai funzionari locali, ha confermato di essere stata rapita e di essere stata costretta
a convertirsi con la forza, ribadendo poi la sua volontà di non abbandonare il cristianesimo.
Dopo l’interrogatorio, la giovane è stata restituita alla famiglia di origine e le
parti sono state invitate a raggiungere un accordo. Tuttavia Muhammad Junaid ha minacciato
“conseguenze terribili”, qualora non gli venisse restituita la ragazza. “Si tratta
di una vicenda orribile”, ha affermato il vescovo di Islamabad Rufin Anthony, preoccupato
per “i casi di conversioni forzate che crescono ad un tasso allarmante”. “Il sequestro
di ragazze cristiane è diventato una pratica comune nel Punjab”, ha commentato il
presule, ed “è tempo di prendere misure concrete per garantire la sicurezza delle
minoranze in Pakistan”. (M.R.)