2011-08-08 10:07:50

Il patriarca greco melkita di Damasco: pace, libertà e democrazia per la Siria


Come ha esortato il Papa all’Angelus, l’auspicio è che in Siria si ristabilisca quanto prima la pacifica convivenza. Su queste parole pronunciate dal Santo Padre si sofferma, al microfono di Marco Guerra, il patriarca greco melkita di Damasco, Gregorio III Laham:00:01:43:18

R. – Voglio veramente dire grazie al Papa per la sua sollecitudine e per il suo amore verso il Medio Oriente: ha convocato il Sinodo speciale per il Medio Oriente, tenutosi nel 2010, che si è rivelato per noi veramente una preparazione per affrontare la difficile situazione di questi mesi, di questo anno. Con il Santo Padre siamo anche noi in preghiera, in cenacolo, soprattutto in questo mese mariano in Oriente. Abbiamo invitato tutti i nostri cristiani a pregare nelle chiese ogni giorno per la pace e per la riconciliazione, anche con i nostri fratelli musulmani per affrontare insieme questa situazione.

D. – Quale è il suo appello in questo momento così difficile?

R. – Voglio, allo stesso tempo, con Sua Santità, con la sua voce così forte, richiamare l’Europa e pure l’America, perché facciano in modo di risolvere il conflitto israelo-palestinese, che aiuterebbe molto tutti i Paesi arabi, con Israele, ad avere un avvenire migliore. Credo che questa soluzione sia importante per noi.

D. – Quali i timori e le speranze della comunità cristiana?

R. – Non abbiamo paura dell’islam, abbiamo paura che subentri il caos come in Iraq. E vogliamo dire anche ai cittadini arabi – cristiani e musulmani – in questa situazione, sia in Libano che in Libia, che in Egitto, che in Oman e in Yemen: “Amatevi l’uno con l’altro”. Noi possiamo con l’amore di Dio per noi cristiani e musulmani superare questa crisi e questa situazione tragica del mondo arabo e continuare insieme - cristiani, musulmani e arabi - la via della pace, del progresso, della libertà e della democrazia.(ap)

Sull’appello del Papa per la Siria ascoltiamo anche il commento del nunzio apostolico nel Paese, mons. Mario Zenari, intervistato da Marco Guerra:00:02:15:22

R. – Ricordo che è la seconda volta che il Santo Padre fa un appello accorato per la situazione in Siria. Questo fa vedere come al Papa stia a cuore questa area del mondo medio orientale. Ricordo che la Siria è chiamata, a ragione, “la culla del cristianesimo”. Dopo Gerusalemme, il cristianesimo ha preso terreno qui, in questa regione. Questa terra, nei primi sette secoli, ha dato ben sei Papi alla Chiesa. Occorre ricordare che la Siria è stata, ed è tuttora, un Paese esemplare dal punto di vista dell’armonia tra le varie confessioni religiose, per il rispetto mutuo tra la maggioranza musulmana e la minoranza cristiana. Noi vogliamo sperare che questo clima possa continuare e vogliamo pregare affinché si trovi il modo, anzitutto, di far cessare lo spargimento di sangue.

D. – Il Papa ha lanciato anche un appello alle autorità e alla popolazione, perché si ristabilisca la convivenza. L’apertura al multipartitismo, l’annuncio delle elezioni vanno in questa direzione?

R. – Naturalmente, occorre che questo sia fatto anche nel quadro di un dialogo nazionale, che, purtroppo, trova ancora degli intoppi. Vogliamo sperare che ci sia buona volontà. Il Papa giustamente incoraggia la buona volontà degli uni e degli altri. Occorre un supplemento di buona volontà da ambo le parti, delle autorità e dell’opposizione.

D. – Quale contributo può dare la comunità cristiana?

R. – L’apporto dei cristiani penso sia fondamentale. Più di un sacerdote mi ha fatto osservare che i cristiani hanno questa caratteristica: sono ponte fra le diverse etnie, un ponte per trovare una soluzione di riappacificazione e di concordia. (ap)







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