Crisi: giornata nera per le Borse. Wall Street a picco, l'Europa brucia 197 mld di
euro
L’UE promuove le ultime misure annunciate da Italia e Spagna per rafforzare la disciplina
fiscale e la crescita. Scelte che per il presidente del consiglio europeo Van Rompuy,
“contribuiranno alla stabilità finanziaria dell’Eurozona”. L’Europa dice sì anche
al programma per il mercato dei titoli avviato dalla BCE e approva la cooperazione
tra G7 e G20 per superare le sfide dei mercati. Nuova giornata nera, intanto, per
le borse mondiali: affonda Wall Street e trascina al ribasso le piazze europee, che
bruciano oltre 197 miliardi di euro. In serata l’atteso intervento del presidente
Usa Obama sulla crisi. Linda Giannattasio
Di
fronte ad uno scenario economico ancora critico, Salvatore Sabatino ha chiesto
a Luigi Cappugi, docente di Economia Politica presso l’università Luiss di
Roma, se i timori di una seconda terribile ondata di crisi siano sempre concreti.
Ascoltiamo:
R. - Se questi
propositi, se questi programmi sono attuati o la mia risposta è molto semplice: non
ci sono pericoli perchè si affronta la crisi con decisioni concrete, come si deve
fare, cioè con una politica economica fatta di fatti e non di discorsi.
D.
- Italia e Spagna restano sotto i riflettori delle istituzioni europee; un default
di queste economie potrebbe, di fatto, causare danni irreparabili all’Euro, come molti
temono?
R. - I danni irreparabili non li vedo; anche se danni di sicuro li
può procurare, non esiste niente di irreparabile, in 30 anni, 40 anni che faccio l’advisor
delle istituzioni, non ho mai visto crisi che non si superano. Il problema vero delle
crisi, compresa questa e quelle che verranno, è capire chi paga il costo per uscire
dalla crisi.
D. - Cosa vuol dire questo?
R. - Vuol dire: chi è che paga?
Quelli che sono più deboli, sono quelli che vengono tartassati di più per affrontare
i problemi della crisi.
D. - Una crisi, questa, che coinvolge davvero i cinque
continenti. Le borse asiatiche hanno chiuso in negativo. Perché l’Asia, che è il nuovo
baricentro economico mondiale, non si fida più di Stati Uniti ed Europa?
R.
- Perché Stati Uniti ed Europa si comportano in modo da non dare fiducia a chi deve
investire l’enorme quantità di liquidità che ha a disposizione, com’è il caso delle
economie asiatiche. Si parla troppo e si fa poco, rispetto a quello che è necessario,
sostenendo anche tesi accettabilissime, condivisibili; però le tesi da sole non risolvono
i problemi.
D. - L’economia statunitense sembra pagare, a questo punto, lo
scotto del ritardo con cui il congresso è giunto ad un compromesso per innalzare il
tetto del debito. Resta in piedi il rischio di default per gli Stati Uniti?
R.
- Io al default degli Stati Uniti non ci credo, sarebbe bene che fallissero prima
le società di rating. Su una cosa non ci sono dubbi: o non si tiene conto di quello
che dicono le società di rating o se si tiene conto di quello che dicono allora vanno
regolamentate in modo diverso. Non è possibile che loro facciano il bello e cattivo
tempo sull’andamento dei mercati. E’ possibile che non ci si renda conto che questo
provoca poi le incertezze, le inquietudini, le perdite, le perdite dei più deboli
naturalmente non dei più forti. (ma)