2011-08-08 14:39:19

Arrivano a Mogadiscio gli aiuti dell'Acnur ma nella capitale si continua a combattere


Emergenza in Somalia: è atterrato a Mogadiscio il primo volo del ponte aereo umanitario predisposto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. La capitale, intanto, è stata teatro ieri di nuovi combattimenti, in diverse zone della città, tra truppe governative e combattenti islamici del gruppo estremista al Shabab. La tensione è alta in tutto il Corno D’Africa, dove sono frequenti gli assalti ai camion che trasportano aiuti umanitari. Camilla Spinelli ha parlato della situazione con Gloria Paolucci, coordinatrice dei progetti del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, una delle organizzazioni presenti nella regione e impegnata nei centri di accoglienza in Etiopia:RealAudioMP3

R. – Si registrano picchi di duemila ingressi al giorno da parte della popolazione somala rifugiata. I campi profughi, che sono stati aperti nella zona di Dolo Ado, sono al collasso. La settimana scorsa è stato aperto il quarto campo profughi e si prevede sarà pieno nel giro di 30, 40 giorni.

D. – Il problema, dal punto di vista tecnico, è l’abbassamento del livello delle falde acquifere...

R. – Sì, negli anni passati era possibile scavare dei pozzi a mano, ad una profondità di dieci metri, trovando acqua che era disponibile per buona parte dell’anno. Attualmente, è necessario scavare fino a 20 metri e solo lì si riescono a trovare delle falde acquifere sufficienti per le esigenze della popolazione locale.

D. – L'emergenza era stata annunciata dalle organizzazioni non governative molto tempo prima che dilagasse...

R. – Anche noi avevamo ricevuto notevoli richieste di aiuto da parte delle autorità locali, che, di fatto, si fidano dell’intervento del Vis nella zona. Purtroppo, certe voci non sono state ascoltate.

D. – L’idea iniziale di intervento del Vis era di soli tre mesi, ma avete deciso di continuare fino a settembre. Quali sono gli obiettivi?

R. – L’emergenza nell’emergenza sono i rifugiati somali, i quali arrivano e devono attendere una media di due o tre giorni per ottenere la registrazione da parte dell’Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati e ottenere le razioni alimentari nei campi di “pre asilo” tra il più alto tasso di mortalità, perché le persone arrivano dopo un viaggio di centinaia di chilometri a piedi e si trovano in una regione dove non c’è nulla. Quindi, il nostro intervento sarà principalmente la distribuzione di acqua per le comunità e di cibo per queste persone.

D. – A che punto sono gli aiuti della comunità internazionale?

R. – Molte organizzazioni sono andate, hanno visitato i campi, ma le risposte sono molto limitate. Le Nazioni Unite stanno sicuramente svolgendo il loro ruolo, ma non è sufficiente. Inoltre, molto spesso ci sono problemi: diversi aiuti sono stati bloccati dalle milizie di Al-Shabaab e non riescono a raggiungere la regione. (ap)







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