2011-08-07 14:51:28

In San Pietro e a Castel Gandolfo il ricordo di Paolo VI a 33 anni dalla morte


La figura e l’opera di Paolo VI sono state rievocate ieri, trentatreesimo anniversario della sua morte in due celebrazioni, una nella Basilica di San Pietro e l’altra nella chiesa parrocchiale di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo. Nell’omelia della Messa celebrata nella Basilica vaticana – riferisce L’Osservatore Romano - l’arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, ha inserito il ricordo del Pontefice bresciano nel suo rapporto profondo con l’Eucaristia. Egli «costruì la sua spiritualità — ha detto — sull’Eucaristia, celebrata ed adorata. I pomeriggi delle domeniche — non impegnati nei viaggi apostolici o nelle visite alle parrocchie romane — venivano trascorsi nella sua cappella, resa preziosa da opere di artisti da lui apprezzati e conosciuti, davanti al tabernacolo, dove rimaneva in lunga e orante adorazione, affidando a Cristo eucaristico problemi e soluzioni per il rinnovamento spirituale e pastorale della Chiesa». Il presule ha poi sottolineato come l’Eucaristia, assieme alla preghiera del Rosario, contraddistinse la pietas di Montini. «L’educazione giovanile presso i sacerdoti dell’oratorio delle Grazie di Brescia — ha aggiunto — dove l’amore alla liturgia e lo spirito liturgico comunicato da uomini di formidabile statura, quali il futuro cardinale Giulio Bevilacqua ed il futuro vescovo di Crema monsignor Carlo Manziana, influì in maniera determinante sulla formazione spirituale del giovane Montini. I suoi soggiorni nell’abbazia benedettina di Engelberg in Svizzera e le Settimane a Camaldoli affinarono il suo spirito ad una vita eucaristico-liturgica actenta ac devota». Monsignor Crepaldi ha ricordato come Montini «era solito leggere davanti al tabernacolo della sua cappella nell’arcivescovado le lettere che gli pervenivano dai più stretti collaboratori del Santo Padre». Parlando del ministero petrino di Paolo VI, l’arcivescovo ha evidenziato come «pur in una rispettosa attenzione verso ogni realtà culturale sociale e religiosa, era ben consapevole della missione che il Signore gli aveva affidato. A Ginevra, nell’ambito di un incontro ecumenico, davanti ai rappresentanti delle Chiese sorelle e delle comunità ecclesiali affermò: “Sono Pietro e in virtù di questo pondus indico e cerco con voi la strada della verità e dell’unità”. Quel memorabile discorso — come fu confidato da monsignor Macchi ad un sacerdote suo collaboratore per la causa di beatificazione di Paolo VI — lo limò, lo lesse e rilesse davanti all’Eucaristia. È proprio nell’Eucaristia, vero Corpo e Sangue di Cristo, mistero grande della nostra fede, che si deve cercare l’anima apostolica di Paolo VI». Per questo, «la strada del dialogo, da lui indicata quale attenzione di carità evangelica per l’offerta della verità all’uomo moderno, sia credente che non credente, trae le sue radici da quel dialogo fatto Persona che è Cristo Gesù, il quale continuamente si pone alla ricerca di chi è smarrito o si è allontanato». Il vescovo di Albano, monsignor Marcello Semeraro, nella Messa celebrata nella parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova in Castel Gandolfo ha riproposto ai fedeli alcuni passi del magistero di Papa Montini, a cominciare dalla sua prima lettera pastorale per la Quaresima del 1955, subito dopo il suo arrivo a Milano. «Tu ci sei necessario, Cristo; — scriveva il Pontefice —Tu ci sei necessario o solo vero Maestro, delle verità recondite e impensabili della vita…».







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