2011-08-07 14:41:47

Filippine, nuovi spiragli di riconciliazione


Storico incontro in Giappone tra il presidente filippino e il capo del principale gruppo separatista musulmano, il Fronte Moro di Liberazione. Entrambe le parti si sono dette soddisfatte dell’incontro che darà un forte impulso ai negoziati di pace in corso da oltre 14 anni. Il Fronte Moro, con 12 mila combattenti, ha rinunciato alle proprie pretese indipendentiste e chiede la creazione di uno Stato autonomo nel sud dell’arcipelago. Sull’importanza di questo incontro sentiamo Carlo Filippini, docente di economia alla Bocconi ed esperto dell’area, intervistato da Stefano Leszczynski.RealAudioMP3

R. – L’importanza, naturalmente, è soprattutto emotiva. Si è rotto un tabù e il presidente delle Filippine si è incontrato con il capo dei ribelli. Questo fa sperare in un cambiamento di prospettiva nella politica di pacificazione del governo delle Filippine e, soprattutto, in una minore resistenza da parte di alcuni gruppi di militari, in parte, ma non solo, che si oppongono a questo processo di pacificazione.

D. – Un processo di pacificazione che è iniziato 14 anni fa e che oggi ha portato i ribelli musulmani e il governo filippino a intendersi grossomodo su quelli che potrebbero essere i termini di un accordo...

R. – Entrambe le parti hanno fatto dei passi avanti per motivi chiaramente diversi. Per quanto riguarda i ribelli, c’è stato un certo indebolimento del sostegno popolare nelle zone meridionali, di Mindanao, dove la ribellione musulmana è endemica. Da parte del presidente Aquino c’è un tentativo di rilanciare le Filippine che, 50 anni fa, erano il Paese di punta in Asia orientale. Il presidente Aquino sta cercando di risolvere problemi quali la corruzione, l’evasione fiscale, che poi impedisce al governo di poter spendere in istruzione, di poter spendere nella salute e di attirare, di conseguenza, dinamicità nell’economia negli investimenti diretti esteri.

D. – Ci sono dei nemici di questo processo di pace? Chi potrebbe essere interessato ad ostacolarlo?

R. – Certamente, come sempre in tutti questi problemi, ci sono dei gruppi, tra l’altro forti, che non vogliono rinunciare al potere e, in una certa misura, ai guadagni economici che sono acquisiti. Sto pensando alle forze armate, a tutti quegli imprenditori, quelle imprese che guadagnano appunto da una situazione di guerra. Queste forze dovrebbero essere però indebolite da questo gesto altamente significativo dell’incontro fra il presidente e il capo dei ribelli musulmani. (ap)







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