Nuovi sbarchi a Lampedusa: proseguono le polemiche sul mancato soccorso a un barcone
d'immigrati
Lampedusa continua ad accogliere immigrati: sono quasi 1200 gli ospiti del centro
di accoglienza dell’isola. Dopo i 300 arrivati in nottata, poche ore fa ne sono sbarcati
più di 400, tutti provenienti dalle coste africane. Intanto non cessano le polemiche
per il presunto mancato soccorso, del 3 agosto scorso, da parte della Nato ad un barcone
carico di migranti in fuga dalla Libia; mentre alcuni superstiti raccontano di decine
di cadaveri buttati in mare durante la traversata, notizia questa che non ha avuto
ancora conferme ufficiali. Camilla Spinelli ha raccolto il commento di don
Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa.
R. – E’ vero
che arrivano immigrati, perché recuperati a qualche miglio dall’isola: ma la loro
presenza diventa un passaggio, un transito. Nell’arco di qualche di giorno, una volta
che vengono concluse le procedure di identificazione e gli interventi di carattere
sanitario, vengono trasferiti negli altri centri. I numeri, anche se alti, sono contenuti
all’interno dei centri di permanenza che ci sono sul territorio dell’isola. Non c’è
più un contatto tra la popolazione e gli immigrati che transitano sul territorio.
D. – La cosa che colpisce è che queste persone scappano dalla guerra
per poi trovare la morte in mare…
R. – Questo rappresenta certamente
una contraddizione. Penso che l’unica soluzione possa essere da parte dell’Onu quella
di creare un corridoio umanitario, che possa tutelare queste persone, evitandogli
quindi la traversata in mare. In questo modo eviteremmo tante vittime.
D.
– Come sta vivendo la Chiesa questa situazione?
R. – Nei giorni passati,
quando sono stati recuperati i 25 corpi degli immigrati, abbiamo celebrato una Messa
per ricordarli tutti insieme. Sicuramente cerchiamo di accompagnare tutto questo con
la preghiera, ma non nascondiamo – allo stesso tempo – la nostra sofferenza per tutto
quello che accade.
D. – Qual è l’atmosfera nell’isola in questo momento,
tanto più che siamo in pieno agosto?
R. – Lampedusa in questo momento
vive una doppia realtà: da un lato si proietta verso quello che è un po’ la fatica
dell’estate in merito alla questione turistica, ma – dall’altro lato – non può fare
a meno di accogliere chi arriva sul territorio, magari in condizioni precarie. Quello
che noi viviamo è certamente un sentimento di inquietudine, di impotenza, perché comprendiamo
che si tratta di una questione internazionale, ma per la quale forse non c’è la volontà
di risolvere il problema alla radice. (mg)