2011-08-06 15:06:33

Nuovi sbarchi a Lampedusa: proseguono le polemiche sul mancato soccorso a un barcone d'immigrati


Lampedusa continua ad accogliere immigrati: sono quasi 1200 gli ospiti del centro di accoglienza dell’isola. Dopo i 300 arrivati in nottata, poche ore fa ne sono sbarcati più di 400, tutti provenienti dalle coste africane. Intanto non cessano le polemiche per il presunto mancato soccorso, del 3 agosto scorso, da parte della Nato ad un barcone carico di migranti in fuga dalla Libia; mentre alcuni superstiti raccontano di decine di cadaveri buttati in mare durante la traversata, notizia questa che non ha avuto ancora conferme ufficiali. Camilla Spinelli ha raccolto il commento di don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa.RealAudioMP3

R. – E’ vero che arrivano immigrati, perché recuperati a qualche miglio dall’isola: ma la loro presenza diventa un passaggio, un transito. Nell’arco di qualche di giorno, una volta che vengono concluse le procedure di identificazione e gli interventi di carattere sanitario, vengono trasferiti negli altri centri. I numeri, anche se alti, sono contenuti all’interno dei centri di permanenza che ci sono sul territorio dell’isola. Non c’è più un contatto tra la popolazione e gli immigrati che transitano sul territorio.

D. – La cosa che colpisce è che queste persone scappano dalla guerra per poi trovare la morte in mare…

R. – Questo rappresenta certamente una contraddizione. Penso che l’unica soluzione possa essere da parte dell’Onu quella di creare un corridoio umanitario, che possa tutelare queste persone, evitandogli quindi la traversata in mare. In questo modo eviteremmo tante vittime.

D. – Come sta vivendo la Chiesa questa situazione?

R. – Nei giorni passati, quando sono stati recuperati i 25 corpi degli immigrati, abbiamo celebrato una Messa per ricordarli tutti insieme. Sicuramente cerchiamo di accompagnare tutto questo con la preghiera, ma non nascondiamo – allo stesso tempo – la nostra sofferenza per tutto quello che accade.

D. – Qual è l’atmosfera nell’isola in questo momento, tanto più che siamo in pieno agosto?

R. – Lampedusa in questo momento vive una doppia realtà: da un lato si proietta verso quello che è un po’ la fatica dell’estate in merito alla questione turistica, ma – dall’altro lato – non può fare a meno di accogliere chi arriva sul territorio, magari in condizioni precarie. Quello che noi viviamo è certamente un sentimento di inquietudine, di impotenza, perché comprendiamo che si tratta di una questione internazionale, ma per la quale forse non c’è la volontà di risolvere il problema alla radice. (mg)







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